24 dicembre 2016 16:00

André Gide, I falsari
Bompiani, 452 pagine, 15 euro

Tempo di strenne intelligenti. Torna I falsari di Gide, uno dei grandi romanzi del novecento, complesso e provocante per la sua rappresentazione degli anni venti. La collana è quella dei Classici contemporanei della Bompiani, che vi ripropone il meglio del suo ricco catalogo, da Steinbeck a Lo straniero, da Tanizaki a Comma 22, da Vonnegut a Gli indifferenti, che arrivò nel 1929 qualche anno dopo I falsari (1925).

C’è un narratore che scrive un romanzo sulla storia che racconta e mischia personaggi di giovani e giovanissimi (i falsari del titolo sono ragazzini di buona famiglia) e passioni, esibizioni, sventatezze, saggezze, provocazioni e riflessioni in un meccanismo narrativo aperto a un’epoca ambigua e turbolenta, di passaggi più forti e più urgenti del solito. Romanzo affascinante, tradotto da un Oreste del Buono simpatetico, è presentato ora da Piero Gelli, che ne mette in luce complessità e attualità e termina citando due dei protagonisti: “Le cose divengono vere, basta che lo si voglia” (all’inizio) e “Nel dominio dei sentimenti, il reale non si distingue dall’immaginario” (verso la fine). Ricorda anche l’amicizia tra Gide e Martin du Gard, autore di un grandissimo romanzo come I Thibault, che aspetta ancora di venir riscoperto (fu di Mondadori; l’autore ebbe il Nobel nel 1937, dieci anni prima di Gide).

Questa rubrica è stata pubblicata il 16 dicembre 2016 a pagina 104 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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