19 marzo 2017 18:00

Edna O’Brien, Tante piccole sedie rosse
Einaudi, 294 pagine, 18 euro

Tanti sono gli orrori del mondo che l’uomo rapidamente dimentica, ma che non dimentica chi li ha subìti o chi li ha compiuti. Con coraggio e con strazio, una scrittrice ormai anziana rievoca in un grande romanzo personaggi e storie della ex Jugoslavia, tra un villaggio irlandese e la grande Londra, attraverso la vicenda di Fidelma, sposata ma senza figli, e senza grazie particolari, sedotta da un affascinante cialtrone fuggito fortunosamente dalle sue immani colpe, che fa pensare al nazista del film di Orson Welles Lo straniero.

L’uomo è un criminale, che la storia riagguanterà grazie alla vendetta delle vittime e alla giustizia internazionale, mentre Fidelma vaga in una Londra affollata di immigrati e rifugiati, di marginali e perdenti, attraversando i loro luoghi e storie per ritrovare infine se stessa dentro una sorta di via crucis femminile e proletaria. Parlando in prima persona, o lasciando la parola ad altri, o affidandosi alla narratrice. “Da soli si può far poco contro la storia”, dice la citazione di Bolaño all’inizio del libro, seguita da un atroce verso serbo: “Il lupo ha diritto all’agnello”. Complesso e conturbante, questo è il romanzo della maturità di una grande scrittrice, anche maestra del racconto. Dice che il passato non passa anche se tutti fingiamo altrimenti, e che al male non c’è confine, né geografico né storico.

Questa rubrica è stata pubblicata il 17 marzo 2017 a pagina 86 di Internazionale, con il titolo “Il passato non passa”. Compra questo numero| Abbonati

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