16 gennaio 2015 14:58

Mi sembra incredibile che questa statistica sia quasi sconosciuta. L’aspettativa di vita nei paesi sviluppati è aumentata costantemente di tre mesi all’anno dal 1840, e continua a crescere allo stesso ritmo.

Tutti pensano che l’aspettativa di vita sia aumentata molto più rapidamente nel diciannovesimo secolo e all’inizio del ventesimo secolo, per poi rallentare parecchio ai giorni nostri. Ma non è così. È cresciuta a ritmo costante. Ogni anno, negli ultimi 175 anni, la durata media della vita di un individuo è aumentata di circa tre mesi. Questo significa che un bambino che nascerà tra quattro anni vivrà, in media, un intero anno in più rispetto a uno nato oggi.

Nel 1840 si moriva in media a quarant’anni anche se capitava che qualcuno vivesse fino a settanta o a ottant’anni. Nel 2000 l’aspettativa di vita era salita fino a 80 anni, guadagnando 40 anni di vita in 160 anni.

Per fare un esempio, nel 1970 nel Regno Unito in media un uomo viveva fino a 68 anni. Nel 2014 l’età media della morte è salita a 79 anni. Undici anni in più nel giro di 44 anni. Quindi tre mesi all’anno, esattamente come nel diciannovesimo secolo.

È per questo che gli esperti di matematica attuariale, gli attuari, prevedono che i bambini nati nel 2000 vivranno in media per cento anni. Il calcolo è semplice. Assegnate a questi bambini l’aspettativa di vita delle persone morte nel 2000 (80 anni), aggiungete tre mesi per ognuno di questi 80 anni e scoprirete che avranno vent’anni in più da vivere. Quindi, in media, parliamo di cento anni di vita.

Suona talmente strano che istintivamente siamo portati a pensare che ci sia qualcosa che non va. E forse è davvero così, perché il fatto che la progressione sia stata costante per 175 anni non significa che continuerà a esserlo per sempre. Ma per il momento questa tendenza non mostra segnali di rallentamento, quindi è lecito pensare che continuerà ancora per un po’.

Questo per quanto riguarda i paesi più sviluppati. E quelli in via di sviluppo? La maggior parte ha recuperato terreno, e oggi la differenza non è più così netta. In Cina l’aspettativa di vita media era di appena 42 anni nel 1950, ma da allora è cresciuta al ritmo di sei mesi l’anno. Oggi il cinese medio ha un’aspettativa di vita di 75 anni.

Una volta raggiunta la soglia dei 75 anni, però, il ritmo rallenta a tre mesi all’anno, lo stesso dei paesi sviluppati. In India l’aspettativa di vita media era di 42 anni nel 1960, mentre oggi è di 68 anni. Questo significa che continuerà ad aumentare al ritmo di sei mesi all’anno ma quasi certamente la progressione passerà a tre mesi all’anno attorno al 2030, quando l’aspettativa di vita raggiungerà i 75 anni.

Oggi gli attuari e i demografi parlano di “giovani vecchi” (settanta-ottantenni ancora in buono stato di salute) e di “vecchi vecchi”, i novantenni e i centenari che nella maggior parte dei casi hanno bisogno di assistenza costante. Ci stiamo avvicinando a uno scenario in cui la gente dovrà lavorare ben oltre i settant’anni, perché nessuna società può permettersi di mantenere i sessantacinquenni quando rappresentano un terzo della popolazione. Tra quarant’anni la maggior parte delle persone dovrà lavorare fino a ottant’anni, ma di sicuro non saranno ottantenni decrepiti.

È un male? Be’, le alternative sono peggiori.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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