05 febbraio 2015 16:00

Ancora una volta il presidente nigeriano Goodluck Jonathan si è dimostrato degno del suo nome, che significa buona sorte. Il 2 febbraio, tre minuti dopo che Jonathan aveva terminato il suo comizio nella città settentrionale di Gombe, un’attentatrice suicida si è fatta saltare in aria in un parcheggio vicino. “Quando si è verificata l’esplosione il presidente era appena passato da lì e noi stavamo seguendo il convoglio”, ha dichiarato un testimone, Mohammed Bolari. La buona sorte ha nuovamente assistito Jonathan.

Anche il suo rivale alle elezioni del prossimo 14 febbraio, l’ex dittatore militare Muhammadu Buhari, ha avuto la sua buona dose di fortuna. A luglio, infatti, è scampato a un tentato omicidio nella città settentrionale di Kaduna. Come nel caso di Jonathan, l’attentato è stato quasi certamente organizzato da Boko haram, un’organizzazione islamista che attualmente controlla un’area grande quanto il Belgio nel nordest della Nigeria.

“Un veicolo ha tentato più volte di superare la mia auto blindata, ma è stato fermato dalla mia scorta”, ha dichiarato Buhari dopo l’attentato. “Quando abbiamo raggiunto la zona del mercato di Kawo il veicolo sospetto ha approfittato di un rallentamento, ha provato a tamponare la mia macchina ed è esploso, distruggendo tutte e tre le auto del convoglio”. Ma anche Buhari è sopravvissuto.

Jonathan e Buhari sono stati fortunati, ma lo stesso non si può dire della Nigeria. Il paese più popoloso d’Africa (180 milioni di abitanti) ha una lunga storia di presidenti inadeguati, ma i due attuali candidati sono sicuramente tra i peggiori.

Buhari è già stato presidente. Dopo una lunga dittatura militare, nel 1979 la Nigeria elesse un civile alla presidenza, che però si dimostrò subito estremamente corrotto e incompetente. Nel 1984 il generale Buhari prese il potere. L’esercito ha guidato la Nigeria per i successivi 15 anni, ma Buhari è rimasto in carica appena venti mesi.

Questo breve lasso di tempo gli è comunque bastato a imprigionare centinaia di politici, funzionari e uomini d’affari per corruzione. Molti erano sicuramente colpevoli, ma Buhari non si è mai preoccupato di dimostrarlo. Nell’ambito della sua “guerra all’indisciplina” l’ex presidente pretese che i nigeriani formassero code ordinate alle fermate degli autobus dispiegando soldati armati di frusta per far rispettare il decreto. I dipendenti statali che arrivavano tardi al lavoro venivano umiliati pubblicamente.

In meno di due anni Buhari fu rovesciato da un altro generale, ma dopo il ritorno della democrazia, nel 1999 entrò in politica per tornare alla guida del paese. Da allora ogni quattro anni si presenta alle elezioni, e stavolta potrebbe farcela. Questo perché i quattro principali movimenti d’opposizione hanno deciso di unirsi e sostenerlo, ma anche perché Goodluck Jonathan è un caso apparentemente disperato.

Jonathan è una persona intelligente (ha una laurea in zoologia), ma è famoso per essere poco ambizioso e privo d’immaginazione, ed è arrivato alla presidenza quasi per caso. Quando il governatore del suo stato, Bayelsa, lo scelse come vice, Jonathan era un umile funzionario della commissione per lo sviluppo del delta del Niger. Quando il governatore finì in carcere per corruzione, Jonathan ne prese il posto.

In seguito fu scelto come vice dal presidente Umaru Musa Yar’Adua, musulmano del nord che aveva bisogno di un cristiano del sud (ma non di un potenziale rivale) per riequilibrare la sua candidatura. Poi però Musa Yar’Adua morì e Jonathan diventò presidente della Nigeria. Per caso, in un certo senso.

Questo accadeva sei anni fa, e nel 2011 Jonathan ha vinto le elezioni per conto proprio. Oggi il presidente cerca di ottenere un secondo mandato, dimostrando che l’ambizione non gli manca. Sfortunatamente, però, non è altrettanto facile ignorare l’accusa di inettitudine e scarsa immaginazione, così come il fatto che Jonathan è circondato da persone corrotte e assetate di denaro.

Ad aprile, quando duecento studentesse sono state rapite da Boko haram nel nordest della Nigeria, Jonathan ha lasciato passare quattro giorni prima di ammettere l’accaduto. Nell’ultimo anno diecimila nigeriani sono stati massacrati dall’organizzazione terrorista, ma il presidente non ha mai nominato Boko haram durante la campagna elettorale.

Il bilancio dell’esercito nigeriano ammonta a quattro miliardi di dollari, ma i soldati che combattono Boko haram sono equipaggiati peggio dei ribelli e spesso restano senza cibo, munizioni e perfino uniformi. La città più grande del nordest, Maiduguri (due milioni di abitanti), è sotto attacco e potrebbe cadere in qualsiasi momento.

Quando l’anno scorso il governatore della Banca centrale Lamido Sanusi ha rivelato che dalle casse della compagnia petrolifera statale erano spariti 20 milioni di dollari in appena 18 mesi, Jonathan ha reagito rimuovendolo dall’incarico. Goodluck è stato un presidente terribile, ma possiamo davvero sperare che l’ex dittatore Buhari faccia meglio? La Nigeria merita un’alternativa migliore, ma il sistema non è stato concepito per farne emergere una.

“Il sistema nigeriano è stato creato dai colonialisti per sottrarre al paese tutte le risorse possibili e affidarle a un gruppo d’élite”, ha spiegato Folarin Gbadebo-Smith, direttore del Centre for public policy di Lagos in un’intervista all’Observer. “L’identità di questo gruppo è cambiata con il tempo. Prima c’erano i colonialisti, poi l’esercito e dopo ancora un ristretto manipolo di civili. Da questo punto di vista il governo funziona esattamente come dovrebbe”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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