15 ottobre 2015 13:21

Due mesi fa la cancelliera tedesca Angela Merkel ha stupito il mondo aprendo le frontiere della Germania a tutti i profughi (perlopiù siriani e afgani) in grado di arrivare fin là. Sembrava che Merkel conoscesse bene i suoi connazionali, perché i tedeschi hanno mostrato una straordinaria generosità verso i nuovi arrivati.

Anche quando le prime stime che parlavano di ottocentomila profughi sono salite a 1,5 milioni, la “cultura dell’accoglienza” è rimasta forte. Un mese fa la scelta di Merkel era ancora condivisa dalla metà dei cittadini, mentre solo il 40 per cento riteneva che avesse torto.

Adesso queste cifre si sono invertite e le voci di dissenso si stanno moltiplicando. Anche Horst Seehofer, il primo ministro bavarese e leader dell’Unione cristiano-sociale (Csu) ha perso la pazienza, dichiarando che “nessuna società può gestire un afflusso di queste dimensioni”. Seehofer minaccia addirittura di portare la sua politica di fronte alla corte costituzionale tedesca.

Si può pensare che si tratti semplicemente di “stanchezza da compassione”, e non a torto. I bavaresi hanno visto arrivare 175mila profughi nell’ultimo mese, circa l’1,5 per cento della popolazione locale. Molti di questi si sposteranno in seguito in altri stati tedeschi, ma altri 175mila probabilmente arriveranno il prossimo mese.

Quel che stupisce è il consenso ancora alto che riscuote la politica di Merkel sui migranti

Le dimensioni dei flussi migratori verso la Germania sono quasi senza precedenti nella recente storia europea: 1,5 milioni di persone in sei mesi (i profughi hanno cominciato ad arrivare in massa solo a luglio). È come se gli Stati Uniti, la cui popolazione è il quadruplo di quella tedesca, accogliessero un milione di rifugiati siriani e afgani al mese. Gli statunitensi non lo accetterebbero mai.

Quel che stupisce non è il calo di consensi verso la politica di Merkel, ma il fatto che siano ancora così alti nonostante nessun altro paese dell’Unione europea stia mostrando una generosità anche solo paragonabile a quella tedesca. Il Regno Unito, per esempio, si è offerto di accogliere ventimila rifugiati nei prossimi vent’anni. Ci dev’essere qualcosa di speciale nella reazione tedesca.

C’è sicuramente qualcosa di speciale nella storia recente della Germania, anche se la maggioranza delle persone nel resto del mondo sembra averlo dimenticato. Non parlo dei nazisti o della guerra, ma di quel che è accaduto alla fine della seconda guerra mondiale e subito dopo. Mentre l’esercito sovietico avanzava verso ovest in Europa orientale all’inizio del 1945, molte persone di origine tedesca fuggivano di fronte a esso.

Sapere cosa vuol dire essere profughi

In centinaia di migliaia morirono a causa del freddo, della fame e dei bombardamenti incessanti, ma tra i sei e gli otto milioni riuscirono ad arrivare in quella che oggi è la Germania, prima della fine delle ostilità. Un numero quasi uguale fu espulso dai paesi dell’Europa orientale nei cinque anni successivi, perlopiù dalla Cecoslovacchia e da quelle parti della Germania (circa un quinto della sua superficie attuale) che i vincitori avevano attribuito alla Polonia.

Tra il 1945 e il 1950 circa dodici milioni di profughi tedeschi arrivarono in Germania, un paese devastato dai bombardamenti e poverissimo. Negli anni dopo la guerra scarseggiava anche il cibo. Ma i tedeschi accolsero i profughi, condivisero ciò che avevano con loro e insieme riuscirono a tirare il paese fuori dal baratro.

I tedeschi non amano rievocare quel periodo della loro storia, ma non l’hanno dimenticato. In realtà un quinto della popolazione è formata da quei rifugiati ormai anziani e dai loro figli e nipoti. Nel profondo, i tedeschi capiscono cosa vuol dire essere profughi più di qualsiasi altro popolo dell’Europa occidentale.

Tutto questo spiega perché Merkel ha fatto quel che ha fatto? Nessuno può saperlo a parte lei, che non si è espressa sull’argomento. Di sicuro in passato non è stata una grande sostenitrice dell’immigrazione su vasta scala.

Durante un incontro con i giovani della Cdu a Potsdam, cinque anni fa, ha dichiarato che l’idea di creare una società multiculturale in Germania era completamente fallita. “L’idea che ora viviamo felici fianco a fianco non funziona”. Merkel disse anche che i tedeschi hanno valori cristiani e che “chiunque non lo accetti è nel posto sbagliato”.

Ma la cancelliera è cresciuta a Templin, nel Brandeburgo, in quella che allora era la Germania Est. Quando Merkel era giovane, la popolazione di quella regione, non troppo lontana dalla frontiere polacca, era costituita al 40 per cento da rifugiati.

La loro esperienza personale di profughi spiega perché metà degli ottanta milioni di tedeschi continui a sostenere una politica che, fintanto che dura, aggiungerà un ulteriore milione e mezzo di musulmani che non parlano tedesco alla popolazione della Germania ogni anno? Sì, probabilmente sì.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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