15 dicembre 2014 12:20

Matteo Renzi ha raccontato all’assemblea nazionale del Partito democratico la storia di Claudette Colvin, una ragazza nera di Montgomery, in Alabama, che nove mesi prima di Rosa Parks rifiutò di cedere il suo posto su un autobus a un bianco.

I leader dei diritti civili non diffusero all’epoca la storia perché Claudette era una adolescente e per di più incinta senza essere sposata. Non era il simbolo che poteva, almeno secondo i canoni di allora, essere esibito in una lotta. Per questo è stata messa nel dimenticatoio.

Guardo la foto di Claudette trovata su internet: denti un po’ all’infuori, labbra carnose, occhiali spessi, sguardo fermo. La guardo e penso alle tante Claudette afroitaliane (ma anche cinoitaliane, indoitaliane eccetera) che nell’Italia della Bossi-Fini non hanno ancora nessun diritto civile.

Si parla spesso di ius soli (lo ha fatto anche Matteo Renzi all’assemblea del Pd), si fanno riunioni, commissioni, proposte di legge. Ma da più di dieci anni il discorso è bloccato. Quanto ancora si dovrà aspettare una legge sulla cittadinanza per i figli di migranti? Intanto il tempo passa e le Claudette italiane continuano a essere straniere nel proprio paese.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it