18 giugno 2012 16:19

I Bush sono tornati. Da mesi Mitt Romney evita come la peste qualsiasi riferimento a ­George W. Bush. L’ex presidente, consapevole della sua tossicità – secondo un sondaggio della Cnn è il meno amato tra gli ex presidenti ancora in vita –, se ne è stato garbatamente in disparte (un mese fa ha pronunciato uno stringato “Sono per Mitt Romney” mentre le porte dell’ascensore si chiudevano). Perfino Barack Obama, che nel 2008 ha vinto le elezioni combattendo l’eredità di Bush, per molto tempo ha evitato di citarlo, per non fare la figura di quello che si lamenta sempre.

Ultimamente però i democratici stanno cercando di rimettere in pista i Bush. “In che modo Romney è diverso da George W. Bush?”, ha detto un alleato di Obama ospite in tv a

Meet the press. Il portavoce del comitato nazionale del partito ha scritto su Twitter: “Il programma di ­­@MittRomney per il settore privato: stesse misure di Bush che hanno affossato l’economia. Geniale, eh?”.

Mentre tutti scappano dall’ultimo Bush, gli altri due vivono una seconda giovinezza. George H., il 41° presidente, 88 anni, è tornato di moda grazie a una serie di documentari e di editoriali sul New York Times. L’altro figlio, l’ex governatore della Florida Jeb Bush, ha dichiarato alla stampa che suo padre e perfino Ronald Reagan “avrebbero avuto difficoltà” a trovare spazio nel partito repubblicano di oggi. Il partito che W. ha contribuito a plasmare, e che molti sperano di affidare in futuro a Jeb.

La campagna di Obama, naturalmente, preferisce concentrarsi sul Bush del passato recente.

*Traduzione di Fabrizio Saulini.

Internazionale, numero 953, 15 giugno 2012*

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