25 novembre 2015 15:34

Il problema è che abbiamo corpi di milioni di anni fa. Siamo arcaici: il nostro organismo cambia molto più lentamente del modo in cui lo usiamo. Il grasso, tanto per fare un esempio, fu inizialmente un grande vantaggio evolutivo: la sua capacità di immagazzinare energia permise a quegli uomini primitivi (ancora più primitivi) di sopravvivere durante i periodi di penuria, e così cominciarono a inventarsi gli dèi e finirono per inventare il lecca-lecca. Il grasso ci ha fatti arrivare fin qui: grazie al grasso esistiamo, contro il grasso lanciamo crociate.

Perché quegli antenati che misero a punto il meccanismo di riserva del grasso, millennio dopo millennio, si muovevano e lo consumavano. Invece noi, sedentari irredenti, non lo consumiamo più e diventiamo grassi.

Anche le persone obese sono malnutrite, ma vivono in paesi più ricchi di quelle affamate

L’obesità è uno dei problemi più seri di questo mondo, e anche uno di quelli di cui si parla di più. A prima vista, la parabola è facile: nel mondo le persone obese sono quasi quanto quelle affamate. Ma è semplicistico pensare che le prime si abbuffino del cibo di cui hanno bisogno le seconde.

Le cose non stanno così: anche le persone obese sono malnutrite, ma vivono in paesi più ricchi. La loro obesità dipende soprattutto dal consumo di cibo spazzatura, quello che costa meno e fa più danni. Le persone obese, in generale, sono le più povere nelle società ricche; quelle affamate sono le più povere nelle società povere.

L’epoca delle pillole miracolose

Gli affamati vivono lontano dai centri di potere, gli obesi molto vicino. È facile non vedere gli affamati. Invece le persone obese sono tra noi, danno fastidio, ci mettono in discussione e, quel che è peggio, costano un sacco. Negli Stati Uniti solo in termini di assistenza sanitaria l’obesità costa 135 miliardi di euro all’anno. Per questo, e perché il business del dimagrimento muove un sacco di soldi, la lotta contro il grasso è una delle grandi battaglie della nostra epoca.

Ma a volte le notizie dal fronte sono scoraggianti: recentemente uno studio su migliaia di casi condotto ad Harvard ha rivelato che alcune diete su cui facevamo affidamento non funzionano come immaginavamo: non servono a dimagrire. Allora, quando le speranze languiscono, appare la grande madre scienza. È l’epoca delle pillole miracolose.

Gli annunci si moltiplicano. Il più recente è arrivato alla fine di ottobre dall’università della California e da un tale dottor Shingo Kajimura: pare che abbia scoperto una sostanza per attivare la trasformazione del grasso bianco, statico e cattivo, in grasso bruno, buono, facile da trasformare in energia e quindi da eliminare. Ma nessuna scoperta ha la capacità di evocazione – la magia implicita – di quella che ha annunciato qualche mese fa Ronald Evans del Salk institute, sempre in California.

Il suo composto, la fexaramina, che ha destato grandi aspettative e presto sarà testato sulle scimmie, inganna il corpo facendogli credere di aver mangiato come un maiale e spingendolo a metabolizzare un pasto immaginario, consumando grassi e riserve senza il minimo sforzo, come qualsiasi affamato.

Grazie alla madre scienza non sarà necessario stare attenti a cosa mangiamo, né migliorare l’alimentazione di milioni di persone

Le pillole servono a ingannare il corpo: a fargli credere che non fa male ciò che fa male, o che ha un’energia o un benessere o un pH che non ha. Una pillola può far credere al corpo di aver fatto qualcosa che non ha fatto per fargli fare qualcosa che non farebbe. Propone una soluzione che non agisce sulle cause, ma sulle conseguenze: non mangiate meno, non mangiate meglio; mangiate come sempre, ma prendetevi una pillola con il caffè.

È la magia di un sistema che ci fa ottenere quello che vorremmo tutti: svincolare cause ed effetti, contrastare l’idea morale che le cose si ottengono con l’impegno, come risultato di uno sforzo.

Grazie alla madre scienza non sarà necessario stare attenti a cosa mangiamo, né migliorare l’alimentazione di milioni di persone: il corpo personale e quello sociale troveranno soluzioni magiche. È un mito che esiste da sempre, come il paese del bengodi, e noi continuiamo a cercarlo. Se non ci credessimo, sicuramente ci staremmo ancora affannando per non patire la fame, come quegli antenati che inventarono il grasso.

(Traduzione di Francesca Rossetti)

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