31 luglio 2015 10:06

Cos’è. È il primo film di Alex Garland, un tempo noto come giovane scrittore di successo, in particolare per il suo godibilissimo The beach da cui Danny Boyle trasse un brutto film. La collaborazione tra Boyle e Garland è continuata, e dopo parecchie sceneggiature siamo al primo film scritto e diretto dal quarantacinquenne londinese.

Il titolo, Ex machina, fa riferimento al ruolo degli dei nelle tragedie classiche, che comparivano in alto su una macchina scenica e decidevano il finale arbitrariamente. Il film racconta la storia di un giovane studioso di programmazione che viene scelto per partecipare a un esperimento segreto: un miliardario della tecnologia ha progettato un robot umanoide che si chiama Ava, di cui vuole sia testata l’intelligenza. In una villa avveniristica completamente isolata tra boschi e cascate, il talentoso Caleb deve parlare con Ava e stabilire se sia, in sintesi, una persona.

Gli attori principali sono Domhnall Gleeson, Alicia Vikander, Oscar Isaac e Sonoya Mizuno. Nell’intero film ci sono dieci attori. La musica è di Geoff Barrow dei Portishead insieme al compositore Ben Salisbury.

Com’è. Garland dimostra una maturità e un coraggio che non sono quelli di un debutto. Il film è molto quadrato, ben recitato, ben scritto, e affronta un tema importante per la storia del cinema, della fantascienza, della scienza. Lo fa senza nessuna paura, trovando un equilibrio raro tra analisi e racconto.

Questo film è sicuramente stato influenzato da Jonathan Glazer e dal suo folgorante Under the skin, e la cosa si vede molto sia nello stile che nell’impianto. Ex machina ha il tocco della fantascienza del passato, quella che si occupa di temi che le neuroscienze scandagliano quotidianamente, e che ai tempi di Hal 9000 di 2001 Odissea nello spazio, cioè prima della scoperta per esempio dei neuroni specchio, erano più supposizioni che altro. Allo stesso tempo, è un film più delicato e godibile di certe elucubrazioni astratte degli ultimi anni sull’intelligenza artificiale.

Perché vederlo. Ex machina è un film affascinante, piccolo, con pochi attori in stato di grazia, che parla di identità, futuro, libertà e rapporti umani. Si occupa di un tema ormai realistico, quello della coscienza delle macchine, passando per il corpo, gli sguardi e il desiderio, più che per le chat e gli smartphone.

Nella chiarezza quasi abbagliante, artificiale, al neon di questo film, Garland riesce a inserire dei nuclei di umanità vibrante dove sentimento e pensiero si confondono, il che a mio parere è uno dei segni più chiari della grandezza di un narratore.

Perché non vederlo. È un film serio, pulito, concreto e preciso come un esperimento scientifico. Per qualcuno questo livello di nitore può sconfinare nella freddezza.

Una battuta. Non è strano aver creato qualcosa che ti odia?

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