04 gennaio 2016 12:49

Eccoci di nuovo nel periodo che gli editori definiscono “Anno nuovo, vita nuova”, in parte perché vogliono vendere libri su come cambiare vita e in parte, ovviamente, per via dell’allitterazione! Suppongo siate tutti d’accordo che si tratta di un’affermazione assurda e sbagliata. Ma, secondo me, è assurda e sbagliata per motivi interessanti, che varrebbe la pena di esaminare se intendete veramente introdurre qualche cambiamento duraturo nella vostra vita.

Il problema nasce da una verità della quale quasi nessuno parla mai: per definizione, l’unica persona che potrebbe cominciare questa nuova vita è il nostro Vecchio Io buono a nulla, inconcludente, pigro, senza forza di volontà e dipendente da Twitter.

Quel Vecchio Io è l’ultima persona alla quale dovremmo affidare il progetto del Nuovo Io. Guardiamo la realtà. Tanto per cominciare, attualmente non fa nessuna delle cose che secondo lui renderebbero felice e soddisfatto il Nuovo Io (voi vi fidereste di un personal trainer che fuma una sigaretta dietro l’altra durante la seduta e non fa mai ginnastica? Appunto).

Abbassiamo il tiro. Oggi è solo il primo giorno di una nuova settimana

Inoltre, il Vecchio Io non è molto contento di sé, altrimenti non gli verrebbe in mente di cambiare. È chiaro che ha qualche problema. Infine, ha alle spalle tutto un passato di tentativi di cambiamento falliti. E voi vorreste affidare il vostro futuro a questo losco personaggio? Sarebbe come portare la macchina da un meccanico che non riesce mai a ripararla.

Dietro il fascino seduttivo del detto “Anno nuovo, vita nuova” c’è anche un altro errore fondamentale: la convinzione che quello che ci serve per arrivare finalmente a cambiare è un ultimo slancio di forza di volontà (presumibilmente, speriamo che a fare il miracolo sia l’atmosfera di nuovo inizio e di tabula rasa tipica di gennaio).

Pensiamo di essere come pesanti sassi bloccati in cima a una collina che si affaccia sulla Valle del successo, della produttività e del mangiar sano, e che ci basti una spintarella per rotolare giù. Ma il vero motivo per cui cambiare è difficile, come spiegano bene Robert Kegan e Lisa Laskow nel loro libro Immunity to change, è che le persone (e le organizzazioni) hanno “vincoli contrastanti”, o altri motivi per non cambiare.

Spiegare il fatto che prendiamo troppi impegni, mangiamo in modo eccessivo o usciamo con le persone sbagliate con la mancanza di forza di volontà significa dimenticare che quelle abitudini ci fanno sentire indispensabili, alleviano la nostra solitudine o ci distraggono da conflitti interiori che non abbiamo voglia di affrontare. Tecnicamente parlando, direbbero i fisici, questo vale in parte anche per il sasso. Esistono forze che lo mantengono in equilibrio e gli impediscono di cadere che vanno oltre la semplice mancanza di una spinta.

Un buon modo per cambiare prospettiva è dare l’ordine di partenza sia al Vecchio Io sia al Nuovo, e concentrarsi sull’Io Presente. Non decidere di diventare “il tipo di persona” che fa jogging regolarmente, medita o ascolta sempre il marito o la moglie, ma farlo, una volta, oggi stesso. Preferibilmente subito. Saremmo tentati di aggiungere “e poi fare la stessa cosa domani e tutti gli altri giorni, per sempre”, ma questo significherebbe ricadere nella trappola della Vita Nuova. Abbassiamo il tiro. Oggi è solo il primo giorno di una nuova settimana.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è stato pubblicato su The Guardian.

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