28 febbraio 2017 11:47

È un cliché del turismo moderno che, qualsiasi albergo o bed & breakfast abbiate scelto, su TripAdvisor ci sarà sempre qualcuno che lo definisce il peggiore che gli sia mai capitato, e che è ancora sotto stress per il trauma. Questo è anche il motivo per cui quando abbiamo un dolore alla pancia non dobbiamo mai cercare una diagnosi su Google: qualche sito ci convincerà sempre che è il sintomo di una malattia mortale. O forse, come è successo a me nelle ultime settimane, sarà capitato anche a voi di gironzolare sui siti di puericultura per cercare di capire se lasciar piangere un neonato fino a quando non si addormenta è una crudeltà inconscia che renderà catastrofica la sua vita da adulto.

In realtà, non lo sapremo mai. Oggi che è così facile far circolare le proprie opinioni, è sicuro che troveremo una persona apparentemente autorevole che esprime quel punto di vista, ma anche il suo esatto contrario, e tutte le posizioni intermedie (tra parentesi, ho capito quali sono i requisiti ufficiali per definirsi “esperti del sonno dei neonati” online: basta accendere un computer e aprire un blog).

Questa situazione – il fatto che, se andiamo a cercare, troveremo sicuramente qualche informazione allarmante – aggiunge una nota interessante al fenomeno che gli psicologi chiamano da anni “deliberata ignoranza”, e spiega perché le persone non vanno dal dottore o non controllano il saldo del loro conto in banca: anche se alla lunga sarebbe meglio farlo, nel breve periodo è più comodo non sapere. Ed è anche il motivo per cui la gente evita le fonti di notizie che mettono in dubbio le sue convinzioni. “Ci piace pensare di essere persone sane e intelligenti, che prendono le decisioni giuste”, ha dichiarato di recente un ricercatore al Wall Street Journal. In pratica, vogliamo avere la sensazione che tutto sia sotto controllo. Negli studi in cui si ricorda ai partecipanti quanto controllo hanno sulla propria vita, i soggetti sono più disposti a rischiare di scoprire informazioni allarmanti.

Un’esperienza liberatoria
La differenza, di questi tempi, è che in molti contesti, trovare informazioni allarmanti non è solo possibile, è garantito. Online, se cercate la prova che il vostro piano di viaggio è balordo, che la vostra malattia è grave o che state maltrattando i vostri figli, sicuramente la troverete. Questa cacofonia di opinioni contraddittorie, spesso basate su fatti discutibili, di solito è considerata una cosa negativa, e per molti versi lo è.

Ma ha anche uno strano risvolto positivo: una volta che siamo certi che la nostra opinione non è inattaccabile, invece di temere semplicemente che sia così, è più facile affidarci al nostro istinto. Smettiamo di desiderare la conferma di una qualche autorità esterna, perché sappiamo che c’è qualcuno che conferma tutte le opinioni del mondo. Perciò smettiamo di farci prendere dal panico per un dolore e decidiamo di andare dal dottore o di non andarci. Lasciamo che sia il nostro istinto a dirci se il bambino sta veramente male o sta solo facendo i capricci. Smettiamo di preoccuparci del fatto che l’albergo che abbiamo scelto non è piaciuto a tutti.

E questo effetto liberatorio vale per tutte le situazioni in cui ci preoccupiamo di che cosa potrebbe pensare il resto del mondo delle nostre scelte. Possiamo smettere di temere che gli altri ci giudicheranno male, perché ve lo garantisco: non c’è dubbio che lo faranno.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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