04 aprile 2017 11:19

Nel suo nuovo libro Drop the ball, un manifesto per le donne che si destreggiano tra il lavoro e un’iniqua divisione delle incombenze domestiche, Tiffany Dufu descrive un fenomeno di cui finora non avevo mai sentito parlare: la “delega immaginaria”. È il meccanismo fin troppo familiare per cui, all’interno di una coppia, uno dei due vede (o semplicemente pensa) che in casa c’è un certo lavoro da fare, lo assegna mentalmente all’altro, non lo informa della cosa e si infuria quando si accorge che l’altro (o l’altra) non ha seguito le istruzioni che non gli ha mai dato.

Il problema qui è che entrambe le parti hanno tutto il diritto di essere arrabbiate. La persona che non ha ricevuto l’informazione naturalmente sostiene che non ci si può aspettare che legga nel pensiero dell’altra. Ma anche l’altra è giustificata nel sostenere che non dovrebbe essere necessario dire tutto: quando due persone vivono insieme, il lavoro di squadra prevede che ognuno si accorga di quello che c’è da fare, senza bisogno di dirlo.

Così si prepara lo scenario per uno dei peggiori tipi di lite di coppia: quello in cui entrambe le persone hanno ragione.

Leggere nel pensiero
Nella mia vita ho vissuto tutti e due i ruoli, ma Dufu non sbaglia quando dice che di solito c’è una netta divisione tra uomini e donne, che di solito sono quelle che attribuiscono le deleghe immaginarie, mentre gli uomini sono quelli che non leggono nel pensiero (Dufu racconta di quella volta che aveva deciso di non dividere e mettere in ghiacciaia un pezzo di manzo, come fa di solito, ma di lasciare il compito al marito. Qualche giorno dopo, il manzo era ancora in frigo, puzzava e aveva dovuto buttarlo).

Questa, dice, è l’inevitabile conseguenza del fatto che, anche tra le giovani coppie che dividono i lavori di casa e la cura dei figli, qualche disuguaglianza rimane sempre: i mariti devono essere ringraziati per il loro “aiuto” se fanno un pizzico di più dell’uomo medio, mentre le donne si addossano ancora quello che gli psicologi chiamano “il compito di preoccuparsi”, cioè di tenere d’occhio tutto quello che c’è da fare.

In casa, bisogna rinunciare a pensare di essere gli unici ad avere il diritto di decidere come fare ogni singola cosa

Come ha scritto l’editorialista Judith Shulevitz: “Gli studi sulle coppie eterosessuali di tutte le classi sociali confermano che, in generale, le donne stilano l’elenco delle cose da fare e gli uomini scelgono da quella lista”. Il problema della delega immaginaria non è solo che è immaginaria, ma anche che è una delega. Se è solo uno dei due a dispensare ordini, è difficile non concludere che si assuma la responsabilità del risultato.

Il che ci porta al più infido dei consigli di Dufu: per smettere di sentirsi schiacciati dalla responsabilità di ogni piccola cosa che c’è da fare in casa, bisogna rinunciare a essere gli unici ad avere il diritto di decidere come farla.

Se l’idea di ordine del vostro partner è meno rigorosa della vostra – pur rientrando nei limiti del ragionevole – probabilmente è inutile chiedergli di dividere quella responsabilità, perché non rispetterà mai i vostri standard (questo non va confuso con il caso in cui l’altra persona, segretamente, in realtà condivide i vostri standard, ma non fa nulla, contando sul fatto che prima o poi lo farete voi).

Anche se nella maggior parte dei casi Dufu si limita a consigliare alle donne di distribuire compiti al proprio partner o a qualcun altro, forse a qualcosa bisogna pur rinunciare. Se volete il mio parere, non solo non dovreste sentirvi costretti a mantenere il parquet sempre lucido e gli armadi perfettamente ordinati, a livello di Marie Kondo, ma capire che queste cose non sono affatto necessarie.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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