09 maggio 2017 10:25

Una delle cose che molte persone ci dicono quando diventiamo genitori è che dovremmo goderci i primi mesi e anni di nostro figlio, perché passano in fretta. Penso che quasi tutti lo dicano con le migliori intenzioni, ma c’è una piccola minoranza che si diverte a spaventare i genitori su quello che verrà dopo.

Comunque è un consiglio utile, soprattutto se siete persone che, come me, cominciano a porsi un mare di domande: me lo sto godendo abbastanza? E se non è così, un giorno me ne pentirò? Questi interrogativi, inutile dirlo, sono incompatibili con la possibilità di godermi veramente mio figlio, cosa che probabilmente stavo facendo fino a poco prima che qualcuno me lo ricordasse.

C’è un irritante paradosso in questo tipo di situazioni: se ci sforziamo troppo di cercare di evitare i rimpianti, rischiamo di passare troppo tempo a preoccuparci di quelli futuri, e questo è un modo sciocco di passare il tempo, quindi un giorno ce ne pentiremo.

Il che, naturalmente, vale per qualsiasi aspetto della vita: il tempo che ci è concesso di passare su questa terra è breve, quindi è importante usarlo bene, ma chiederci continuamente se lo stiamo usando bene non è un modo per usarlo bene.

Paure da imbrigliare
Una vita esaminata minuto per minuto non vale la pena di essere vissuta (inoltre, secondo alcune ricerche, la paura di avere rimpianti in futuro rende le persone ostili a qualsiasi rischio quindi, oltre a sprecare il loro tempo a preoccuparsi, è probabile che prendano anche decisioni troppo caute delle quali si pentiranno).

“La paura è temporanea, il rimpianto è per sempre”, dice un vecchio motto degli esperti di autoaiuto, che mira a incoraggiare le anime timorose a superare le loro ansie. Ma funziona solo se riesce a imbrigliare un’altra paura: quella che sul nostro letto di morte ci pentiremo di non essere stati più coraggiosi. Il che non è un grande passo avanti: forse vivremmo una vita più eccitante, ma saremmo sempre spaventati.

In qualche modo per godersi la vita bisogna essere disposti a sprecarla

Tuttavia l’aspetto peggiore del tentativo di ridurre al minimo i rimpianti futuri è che non sapremo mai se ci siamo riusciti. Chi può dire se ci saremmo pentiti di più o di meno scegliendo una strada diversa? In un’inchiesta pubblicata dal Guardian lo scorso febbraio, parecchi dei genitori intervistati hanno infranto un importante tabù sociale ammettendo di essersi pentiti di aver avuto figli. Ovviamente, non possono sapere con certezza che non si sarebbero pentiti ancora di più se non li avessero avuti (la stessa cosa vale, invertendo i termini, per quelli che si pentono di non averli avuti).

Sospetto che in realtà non sia questione di scelte a prova di rimpianti, ma del fatto che certe persone siano più inclini ai rimpianti, più portate a rimuginare sulle strade che non hanno preso. Piuttosto che aver commesso un terribile errore, forse quei genitori pentiti sono solo persone che tendono ad avere rimpianti su tutto.

Finora, sono lieto di dire, sembra che io sia il tipo opposto di persona – quello che non si pente – il che rende i miei sforzi per non avere rimpianti in futuro ancora più stupidi, perché probabilmente non li avrò mai. La verità – come dice il gesuita James Schall nel suo libro dallo splendido titolo On the unseriousness of human affairs – è che in qualche modo per godersi la vita bisogna essere disposti a sprecarla, non essere sempre ossessionati dal dubbio che non la stiamo usando bene. Il tempo è troppo prezioso per trattarlo come una cosa troppo preziosa.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

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