16 marzo 2016 15:59

Il sessismo e il maschilismo sono calamità storiche, non solo in Italia. Ma a volte nella politica italiana si manifestano in modo particolarmente brutale. I due esempi più recenti illustrano questa tendenza in modo decisamente grottesco.

Patrizia Bedori del Movimento 5 stelle, ormai ex candidata alle elezioni comunali di Milano, si è sentita così offesa dagli insulti ricevuti – “nullafacente”, ma anche “brutta e grassa” – che ha deciso tra le lacrime di gettare la spugna. A questo bisogna aggiungere che perfino il leader del suo partito, il raramente elegante Beppe Grillo, l’ha definita durante uno dei suoi spettacoli una “brava mamma un po’ robustella”.

Da un leader che dovrebbe sostenerti in campagna elettorale ci si aspetterebbe qualcosa di diverso. A Giorgia Meloni, la presidente di Fratelli d’Italia attualmente incinta, è stato detto che invece di candidarsi alle elezioni per il sindaco di Roma avrebbe potuto piuttosto “fare la mamma”. Naturalmente queste esternazioni erano motivate anche dal calcolo politico, ma in sostanza frasi del genere rispecchiano il pensiero dominante, la vecchia mentalità.

Le paure dei maschilisti

Tra gli autoproclamati consiglieri di Giorgia Meloni c’è stato anche Silvio Berlusconi, e in questi anni il mondo ha imparato a conoscerne la visione delle donne, grazie anche agli scandali in cui è stato implicato. A suo tempo, Berlusconi è quasi riuscito a trasformare la sua idea di donna in una norma estetica nazionale, applicata negli studi televisivi, nei palazzi governativi e un po’ anche in strada. La donna doveva sembrare una bambolina, doveva essere giovane, graziosa e, se necessario, essere abbellita artificialmente. Le donne che oltre ad adeguarsi a questo standard sono anche forti e astute fanno paura ai maschilisti.

Le donne capaci non mancano, anzi ce ne sarebbero abbastanza per occupare le posizioni più elevate e ricevere le nomine più eccellenti

Il tempo di Berlusconi è finito, o almeno così pare. E negli ultimi anni nella politica italiana sono emerse alcune figure femminili importanti: per esempio Federica Mogherini, che riveste il ruolo di Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e a quanto pare lo fa in modo piuttosto brillante. O la presidente della camera dei deputati, Laura Boldrini, che occupa la terza carica dello stato e si considera capace di fare molto altro ancora.

E nel suo ruolo di ministra per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi sta dando un contributo al cambiamento delle istituzioni del paese che sembra quasi rivoluzionario, almeno per gli standard italiani. Le tre donne si potrebbero citare come modelli della trasformazione postberlusconiana, come ottima alternativa all’ideale del Botox e del bisturi. Dunque le donne capaci non mancano, anzi ce ne sarebbero abbastanza per occupare le posizioni più elevate e ricevere le nomine più eccellenti.

Ma il cambiamento culturale è più difficile, le mentalità sono radicate. Non è passato molto tempo da quando un senatore dell’opposizione ha affermato: “La Boschi sarà ricordata più per le forme che per le riforme”. Quella frase era rivolta a chi apprezza questo tipo di umorismo, ma si spera che presto anche il tempo di queste persone sarà finito.

(Traduzione di Floriana Pagano)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it