26 maggio 2015 18:57

Qualcuno potrebbe dire – con discrezione e molto tatto – ai nostri amici italiani che sarebbe ora che la smettessero di piangersi addosso? Più di duemila anni di storia dovrebbero averli abituati. Ma la lettura dei giornali di questi ultimi giorni dà una sensazione di stanchezza, la stessa che si prova ascoltando per la millesima volta alla radio un brano di successo. Il titolo? “Ma perché?”. Ecco: perché?

Come tutti sanno, i tre moschettieri del cinema italiano selezionati all’ultimo Festival di Cannes non hanno vinto nulla. Nanni Moretti (con Mia madre), Paolo Sorrentino (con Youth) e Matteo Garrone (con Il racconto dei racconti), anche se tutti registi di talento, sono tornati a casa a mani vuote. I fratelli Cohen e i loro giurati hanno deciso così. Inoltre, probabilmente ignorando il derby permanente che esiste fra Parigi e Roma, hanno premiato alcuni film francesi, cosa che aggiunge altro sale sulla ferita.

“Ma perché?”. “Perché non avevamo un solo italiano nella giuria”, hanno spiegato i sostenitori del buon vecchio metodo della raccomandazione. “Perché la politica non ha saputo fare pressione”, hanno aggiunto altri, sostenitori del buon vecchio rapporto di forza. “Perché l’Italia non ha saputo fare gioco di squadra”, sottolinea un terzo, appassionato di calcio. “Forse perché il mio film (Youth) non meritava un premio”, ha detto Sorrentino, che già pensa ad altro.

Una domenica decisamente nata sotto la cattiva stella. Infatti, mentre Cannes snobbava l’Italia (ma grazie a dio i film dei tre registi fanno registrare buoni incassi), l’Irlanda aveva approvato il giorno prima il referendum sul matrimonio omosessuale. Lasciando l’Italia nella posizione di fanalino di coda, unico paese dell’Europa occidentale (insieme alla Repubblica di San Marino e al Vaticano) senza alcuna legislazione per garantire i diritti delle coppie dello stesso sesso.

“Ma perché?”. “Perché il Vaticano è troppo vicino”, hanno spiegato alcuni. “Perché i nostri politici sono degli incapaci”, hanno rivelato altri. “Perché tutti se ne fregano degli omosessuali”, hanno concluso i più realisti. Dobbiamo forse ricordare che l’Italia cerca da dieci anni di dotarsi di una legge per le coppie non sposate e/o omosessuali e che questa è stata sempre insabbiata tanto dai parlamentari di destra che di sinistra, e che papa Francesco non sembra particolarmente combattivo su questo argomento? “Avremo una legge prima dell’estate”, ha promesso Renzi.

E adesso ci si mettono anche gli spagnoli! Anche se meno duro, il derby Madrid-Roma è comunque sentito quanto quello tra Parigi e Roma. Si credeva che gli spagnoli fossero alle prese con la crisi, asfissiati dalla loro bolla immobiliare, ed eccoli invece risvegliarsi portando al potere, domenica 24 maggio, una nuova generazione di uomini e di donne provenienti dal movimento degli indignados o di Podemos, pronti a concludere delle alleanze con la sinistra per cacciare i conservatori dal potere.

“Ma perché?”. “Perché loro e non noi?”, hanno detto gli stessi che si lamentano dell’assenza di una Palma d’oro e del matrimonio omosessuale. Perché quello che è possibile per gli spagnoli è vietato agli italiani? Bisogna forse ricordare che l’Italia è stata un precursore in questo settore, con l’elezione di 150 parlamentari del Movimento 5 stelle alle elezioni politiche del febbraio del 2013? Bisogna ancora ricordare che anche se questi nuovi parlamentari hanno dimostrato molto disprezzo per la classe politica in generale, sono stati ben pochi i parlamentari che hanno cercato di farli ragionare e che hanno capito il cambiamento di cui erano portatori?

Per fortuna non tutto va così male. La Ferrari è arrivata seconda (dietro la Mercedes) al Gran premio di Montecarlo (un progresso) e la Juventus giocherà la finale della Coppa dei campioni contro il Barcellona il 6 giugno a Berlino. L’estate, Berlino, il 9 luglio 2006, e tutti quei francesi che continuano a chiedersi: “Ma perché?”.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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