17 marzo 2016 19:38

Dicono che è ammalato, dimagrito, allo stremo, condannato da due tumori. Marco Pannella, 86 anni in maggio, non lascia più il suo appartamento romano di via della Panetteria.

Il vecchio leader, antimilitarista, anticlericale, federalista europeo, liberale, non violento, ammiratore di Gandhi, deputato dal 1976 al 1992, sostenitore della disobbedienza civile e dell’eutanasia, adepto dello sciopero della fame fino ai limiti estremi delle proprie forze e fondatore del Partito radicale nel 1955, aspetta la fine.

Senza fretta e con un po’ di malizia nei suoi occhi blu, in compagnia di giovani militanti. Non va più alla sede del suo partito, nel centro della capitale, dove dava i suoi appuntamenti, un sigaro all’angolo della bocca e i lunghi capelli bianchi tenuti da un nastro, mostrando i vecchi manifesti attaccati al muro che testimoniavano le sue lotte: contro la guerra del Vietnam, per l’aborto, contro una chiesa troppo invadente, per la liberalizzazione delle droghe leggere e per il divorzio.

Pensano di avere un debito nei suoi confronti? Sentono che Marco Pannella ha i giorni contati? O ancora sanno che il vecchio leone non può più dare zampate? Non passa giorno che Pannella non riceva la visita di un uomo politico di cui è stato rivale, nemico o amico. Il primo a varcare la soglia di via della Panetteria, sulla collina del Quirinale, è stato Matteo Renzi in compagnia di Roberto Giachetti, che sarà il candidato del centrosinistra alle elezioni amministrative di Roma. Uscendo il capo del governo ha dichiarato: “Siamo tutti d’accordo nel dire che Pannella è stata una grande personalità della storia della politica italiana. Lo abbiamo incontrato, abbiamo scherzato, ci siamo parlati e adesso lo abbiamo lasciato ai suoi altri appuntamenti”.

Tre giorni dopo è stato Silvio Berlusconi ad andare a casa di Pannella. Appena dopo l’incontro, l’ex presidente del consiglio ha detto: “L’ho trovato in forma. Mi ha rassicurato. Ha 70 anni di lotta politica alle spalle, ed è sicuramente l’uomo politico che più ha dato al suo paese con le sue lotte contro tutto quello che gli sembrava ingiusto. Gli sono molto affezionato”.

Anche Fausto Bertinotti, ex presidente della camera ed ex leader di Rifondazione comunista, si è recato a far visita a Pannella per dirgli “ti voglio bene” guardandolo negli occhi. E quando non vanno a trovarlo, i suoi colleghi gli fanno una telefonata, come il presidente della repubblica Sergio Mattarella e il suo predecessore Giorgio Napolitano.

Una tale serie di elogi, sia a destra che a sinistra, potrebbe sorprendere chi non conosce la politica italiana. Ma il Partito radicale è stato attivo in molti campi, anche se non ha mai ottenuto un grande successo elettorale.

Mi curo con sessanta sigari al giorno

Emma Bonino, ex commissaria europeo, diverse volte ministra, ha condiviso tutte le lotte di Pannella. Anche Francesco Rutelli, ex sindaco di Roma, è cresciuto nel Partito radicale per poi scegliere il centrosinistra. Gli amici di Pannella, i suoi compagni di strada, sono finiti un po’ ovunque nello schieramento politico italiano, da Forza Italia al Partito democratico. Lo stesso Pannella ha spesso praticato l’ambiguità e le alleanze interessate, sostenendo un partito o un altro a seconda delle sue lotte.

Istrione, amante della popolarità, si può immaginare che Pannella, rinchiuso nella sua casa, sia contento di tutti questi omaggi. Regista della sua scomparsa programmata, si è fatto fotografare nel 2004 davanti a un enorme piatto di pasta, il giorno stesso in cui ha saputo di avere un tumore. “Mi curo con sessanta sigari al giorno”, aveva detto, spaccone e combattivo. All’incirca in quel periodo mi ha ricevuto nel suo ufficio al partito. Mi ha raccontato un po’ della sua vita, in particolare di quando era studente a Parigi negli anni cinquanta.

Visibilmente contento della mia sorpresa, aveva insistito sui suoi legami di amicizia con Jean-Marie Le Pen, che aveva frequentato in occasione dei congressi dell’Unef e che aveva ritrovato al parlamento di Strasburgo. Il futuro fondatore del Front national era stato addirittura ospitato dalla madre di Pannella in occasione di un soggiorno a Roma. “Lo aveva trovato molto simpatico”, aveva insistito il leader radicale.

Matteo Angioli, uno degli angeli custodi di via della Panetteria, ha raccontato al giornale La Stampa del 16 marzo: “Tutti i suoi visitatori promettono di tornare presto. Lui vive questi incontri come se si trattasse di riunioni di lavoro, senza mai lasciar percepire un’ombra di tristezza o di sconforto. Del resto per lui si tratta proprio di riunioni di lavoro. Pannella non ha mai smesso di lavorare per le lotte dei radicali”.

Anche papa Francesco si tiene al corrente dello stato di salute del vecchio capo, chiamandolo di tanto in tanto. Anche se non si sa chi dei due si sia convertito alle idee dell’altro.

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