1. Massive Attack, Take it there
Blue lines ha un quarto di secolo. Sono invecchiati bene, i depressoni più eleganti del Regno Unito, sogni cupi su grandi linee di basso e pochi elementi bene assortiti, alternando i mormorii di Robert 3D del Naja (quello mezzo di Bristol mezzo di Napoli) a ospitate vocali ben assortite. In questo pezzo, uno di quattro nel nuovo ep Ritual spirit, la sua voce torna a impastarsi con quella di Tricky: è un canone inverso del mugugno, un minuetto di mormorii. Sempre meglio dei dolori di Thom Yorke; molto meglio loro, come Al Bano e Romina del trip hop.

2. Alfio Antico, Storii di pisci
Stregone del tamburello a cornice, Alfio i suoi loop ritmici se li cuce a mano, e il nuovo album Antico (coprodotto con Colapesce, che lo sottomette a un trattamento da acciuga, asciugandogli il mondo folcloristico intorno), è new tammorra, terra di mezzo tra Massive Attack e il Domenico Modugno del pescespada. Preciso l’elenco degli ingredienti (l’ufficio stampa sia lodato): “l’atmosfera ancestrale, il dialetto stretto, i suoni distorti, le unghie di capra, i synth, gli stomp box e i tamburi”. Per un beat siculo che marcia da fermo.

3. Giorgio Tirabassi, Fiorin fiorello
Embè, qualcuno vuol fare la boccuccia storta? Qui non si scherza nemmeno quando ci si diverte. Uno degli attori preferiti dalle massaie colognomonzesi si è concesso il lusso di passeggiare per Trastevere a suon di jazz alla vaccinara, e mentre la sua Squadra mobile passa su Canale 5 qui ci fa ascoltare uno stornello fiorito a ritmo di salsa, o si finge un poco delinquente con il tango romano, e tutto l’album (Romantica s’intitola, tanto per aumentare il fattore guilty pleasure) è suonato col giusto piglio da vicoletto degli impuniti.