1. Evan, Plastic dreams
Era il 1993, e quella linea di basso si insinuava sui dancefloor notturni calamitando raver semiprofessionisti e dilettanti. Era la contagiosa tune dell’house-musicista olandese Jaydee: sentivi il basso ostinato (che poi era una tastiera) e resistere era futile. Ora, un quarto di secolo dopo, la linea di basso si è imborghesita, ha la pancetta di un basso vero, una famigliola di fiati e piano blues intorno, e se la tira un po’ nu jazz. L’artefice è (nel suo progetto Evan) Gaetano Savio, napoletano, uno che ai tempi c’era già. E il contagio è diventato nostalgico.

2. Articolo 31 feat. Paola Folli, Domani
Rimanere rapper rilevanti per una ventina d’anni è un’impresa eccezionale e J-Ax, con quella sua aria da Scooby-Doo e la parlantina da gran narratore, ce l’ha fatta. Così si autoantologizza con due cd basati su collaborazioni hip hop, remix o campioncini di voci illustri (Pino Daniele, Bob Dylan). È un delitto che manchi la memorabile Funky tarro, e andrebbe recuperato l’intero album Così com’è (Articolo 31, 1996). Da cui almeno si ritrova qui, in apertura, il duetto tra il flow sbarazzino di lui e la solare linea melodica di Paola Folli.

3. Marianne Mirage, La vie (Takagi & Ketra remix)
Esistenzialismo tascabile in edizione francese, immediatezza snapchat nel video girato a Tokyo su iPhone, leggero andamento reggae-patchanka da figlioccia di Manu Chao: con il tocco (anni novanta, spaghetti funk) dei dottori del sound Takagi & Ketra. A portare a casa il tutto è il carisma riccioluto di lei, partita da Cesena, oggi forse la più esportabile e fresca cantantessa “soulista” italiana: uscita dalle fonderie di Caterina Caselli e capace di reggere a tante lavorazioni mediatiche senza diventare del tutto un prodotto.