08 novembre 2016 19:00

1. Picciotto, Amarcord 2.0
Benvenuti agli anni Zero: giubileo, liceo, Genova G8, 11 settembre, Nassiriya e Abu Ghraib, Thyssen Krupp e Totò Riina e gli hezbollah e i noglobal, fino alla Turchia, a Scampia, e ai sassi dal cavalcavia e Gomorra e mafia capitale e “non ci rimane che puntare tutto su noi”. Montaggio veloce, via rap, da parte di un Picciotto, 30 anni e 50 sfumature di precario. Ne ha viste tante, troppe, proprio come noi. E le racconta con un album intero, Storyborderline, che mostra un piglio ambizioso e conservatore da Spoon river da millennial d’Italia.

2. Emis Killa feat. Neffa, Parigi
A ’sto punto il cantato di Neffa superospite sta diventando un cliché, ne esce tipo uno al mese, quasi sempre caratterizzante come il bollino che uniforma la banana, contraddicendone l’unicità. Però fa uno strano effetto, in una canzone che poi parla del fatto che “la solitudine è una brutta besta”, sentirlo che dice “non vorrei morire a Saint-Tropez o alle Seychelles / ma sotto il cielo grigio di Parigi con te”. Fa un po’ bromance, che poi nel prode rapper d’altri tempi giunto alla Terza stagione (titolo dell’album) alberga tanto amore, anche impetuoso.

3. Mykki Blanco, For the cunts
Qui si dicono (e fumano) parolacce ma non è il solito macho posturing associato all’hip hop, questo trentenne multigender, attivista lgbt, un po’ riot grrrl e afropunk che ha annunciato la sieropositività su facebook. Gli si vuol bene proprio per questo: è tutto una celebrazione umorale dell’unicità senza bollini (semmai col bikini). A masticare americano si apprezza meglio tutta l’isteria creativa che emana l’album Mykki, un debutto che flirta col il concetto di “come se non ci fosse un domani”. Come hanno sempre fatto i rapper più memorabili.

Questa rubrica è stata pubblicata il 4 novembre 2016 a pagina 100 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it