1. Hannah Williams & the Affirmations, Woman got soul
Ci sono canzoni manifesto che calzano a pennello a chi le canta, e per questa aspirante Aretha bianca nel solco del soul britannico questo pezzo è un guanto. O un guantone da boxe per 13 round di groove dell’album Late nights & heartbreak, tra botte di empowerment e dolori e ganci alla nostalgia (vedi la convintissima e tromboneggiante versione di Dazed and confused dei Led Zeppelin); il batterista degli Heliocentrics, Malcolm Catto, produce il tutto con il suo tocco London cool. Musica black & white di prima categoria.
2. Dirotta su Cuba feat. Mario Biondi e Federico Malaman, Solo baci
Quando un pezzo parte con il Barry White italico che mormora “Ciao piccola, è una notte che gira bene questa”, è chiaro dove si va. Poi c’è Malaman, supereroe del basso a sei corde, mini-Stanley Clarke con una vena alla Jack Black, che c’infila pure l’assolo. E tutti vogliono piacere alla cantante Simona Bencini, e così gira tutto Studio sessions vol. 1, reboot (con 6 inediti e gli originali rilavorati con ospiti) del primo album Dirotta su Cuba, del 1995, quando molti capivano l’acid jazz.
3. Pat Thomas & Marijata, We are coming home
Un barrage di ritmi asimmetrici da tribù che balla, fiati jazz, chitarrine trainanti e voglia di riscatto: è più o meno la ricetta dell’highlife, forma funky originaria del Ghana (con evoluzione successiva in burger highlife, dai ghanesi espatriati in Germania). A riscoprire il genere con il suo vocalist principe provvede la mai troppo lodata label Strut, con una maxiantologia che prende il titolo proprio da questo pezzo, scritto dallo stesso Thomas per accontentare un boss discografico che diceva: “Vuoi dei soldi? portami delle canzoni!”.
Questa rubrica è stata pubblicata il 11 novembre 2016 a pagina 92 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati
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