15 novembre 2016 18:01

1. Hannah Williams & the Affirmations, Woman got soul
Ci sono canzoni manifesto che calzano a pennello a chi le canta, e per questa aspirante Aretha bianca nel solco del soul britannico questo pezzo è un guanto. O un guantone da boxe per 13 round di groove dell’album Late nights & heartbreak, tra botte di empowerment e dolori e ganci alla nostalgia (vedi la convintissima e tromboneggiante versione di Dazed and confused dei Led Zeppelin); il batterista degli Heliocentrics, Malcolm Catto, produce il tutto con il suo tocco London cool. Musica black & white di prima categoria.

2. Dirotta su Cuba feat. Mario Biondi e Federico Malaman, Solo baci
Quando un pezzo parte con il Barry White italico che mormora “Ciao piccola, è una notte che gira bene questa”, è chiaro dove si va. Poi c’è Malaman, supereroe del basso a sei corde, mini-Stanley Clarke con una vena alla Jack Black, che c’infila pure l’assolo. E tutti vogliono piacere alla cantante Simona Bencini, e così gira tutto Studio sessions vol. 1, reboot (con 6 inediti e gli originali rilavorati con ospiti) del primo album Dirotta su Cuba, del 1995, quando molti capivano l’acid jazz.

3. Pat Thomas & Marijata, We are coming home
Un barrage di ritmi asimmetrici da tribù che balla, fiati jazz, chitarrine trainanti e voglia di riscatto: è più o meno la ricetta dell’highlife, forma funky originaria del Ghana (con evoluzione successiva in burger high­life, dai ghanesi espatriati in Germania). A riscoprire il genere con il suo vocalist principe provvede la mai troppo lodata label Strut, con una maxi­antologia che prende il titolo proprio da questo pezzo, scritto dallo stesso Thomas per accontentare un boss discografico che diceva: “Vuoi dei soldi? portami delle canzoni!”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 11 novembre 2016 a pagina 92 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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