07 marzo 2017 19:00

1. Teresa Salgueiro, Êxodo
La cantante dei Madre Deus in zona di guerra, tra raffiche di mitra, esplosioni e colonne di profughi. Un lamento lirico alla ricerca di orizzonti di pace. Uno dei momenti più forti nel suo ultimo lavoro, O horizonte, in cui, scortata da un accordeone pochi altri strumenti, ripercorre il mondo desolato dei migranti. Ha la memoria del fado, ma senza richiami alla tradizione se non nell’uso del portoghese, così naturalmente venato di toni malinconici. Toni che Salgueiro non asseconda mai troppo, opponendo una resistenza fatta di una sottile energia.

2. Lino Cannavacciuolo, Insight
Monumento al violinista e compositore di Pozzuoli, non ignoto ma certamente meno conosciuto di quanto potrebbe, che con agilità passa dalle cantate dei pastori con Peppe Barra alle colonne sonore di fiction Rai, facendo scalo nella ambient music. Con il suo ultimo lavoro, Insight, è come se trovasse un suo esopianeta interiore lontano anni luce da qualsiasi guerra stellare. Una musica da film, da meditazione o da coreografia contemporanea, in sospeso tra iterazione elettronica, moti dell’anima, arpeggi di pianoforte e archi in cerca di luce.

3. Starship 9, Stelvio (quei giorni insieme)
Per una migliore resistenza esoplanetaria bisogna viaggiare non solo nello spazio ma anche nel tempo: due musicisti e amici romani di lungo corso, Ernesto Cornetta e Fabio Fraschini, hanno assimilato questa lezione attraverso innumerevoli sedute di easy listening, vecchi spezzoni di film romantici anni sessanta, un po’ Fausto Papetti e un po’ Air, avventure sulle Alpi, Peter Sellers, le spider, il Biancosarti e l’era spaziale di una volta. Questo ep Stelvio è come un piccolo Moon safari all’italiana, più gentile, più artigianale.

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