25 aprile 2017 16:06
  1. Fabri Fibra, Ringrazio
    “Mia madre non voleva che in casa ci fossero animali / E infatti una mattina mi sveglio e non ci sono più i miei gatti”, “che mi fumava in faccia”, “che non voleva uscissi con una ragazza” e che diceva “mi fai schifo, animale”. Preso male, causa madre. La diss song per la genitrice complicata arriva in fondo all’album Fenomeno. Il precedente più ovvio è Eminem, ma certo non si può dire che Fabri sia da meno: ogni grande rapper è infelice a modo suo. E il disagio quasi fisico che si prova nell’ascolto ne è la conferma.

  2. Gazebo Penguins, Soffrire non è utile
    “A volte consola rovinarsi il fegato”. Com’era quel titolo appiccicaticcio di un Adelphi bluastro? Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile. Forse è una consolazione un po’ cogliona, ma non se è sotto forma di canzone rock, e sì, sarà un po’ lo stile di quelli che si guardano la punta delle sneaker, ma c’è sempre un qualcosa di meta, nell’album Nebbia: “Pensavo di averti perso è la frase che non mi stanca mai”, questo mantra al posto di un ritornello nella canzone titolare. Il senso di soppesare e valutare pensieri e parole, emozioni e burocrazia.

  3. Don Antonio, Ramon
    Ciondolano percussioni pigre dietro a una teatrante narrante (Chiara Macinai), ad antiche ruggini tra chitarre, a bivacchi tuareg a Catania; quasi un Club Med in cui Cesare Basile raccatta mozziconi, brontolando contro i turistiminchia. Ma poi arriva l’ombra e il fresco e l’ora di far zampillare note e birre e musiche. Ci si stufa di esser presi male, e si acchiappa una buona onda dal Messico o dal Montenegro: con Don Antonio, il primo album solista di Gramentieri, fondatore dei Sacri Cuori, che senza farsi notare ti alloppa un ventaglio di latitudini.

Questa rubrica è stata pubblicata il 21 aprile 2017 a pagina 96 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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