03 settembre 2015 19:18

Sono arrivato a Venezia 72 ieri, trafelatissimo, cercando di mantenere, come sempre, un profilo basso. Sono comunque rimasto colpito dalla quantità di forze dell’ordine presenti nell’area del palazzo del cinema, con tanto di aquascooter della polizia nel canale. Mi sono relativamente tranquillizzato quando ho visto un corazziere in alta uniforme.

E infatti c’era il presidente della repubblica Sergio Mattarella che ha presenziato all’inaugurazione ufficiale della Mostra: la proiezione di Everest in 3d. Chissà se c’erano degli occhialoni speciali presidenziali pensati apposta per lui.

Invece io sono corso alla proiezione di Beasts of no nation di Cary Fukunaga tratto dal romanzo Bestie senza una patria dello scrittore nigeriano Uzodinma Iweala. È la storia di un bambino soldato, in un non specificato paese dell’Africa occidentale. Dopo un buon inizio, il film si perde in una retorica che forse, visto l’argomento, è molto difficile da evitare. La presenza e il carisma del protagonista Idris Elba non bastano e nonostante la violenza visiva di alcune scene il film non colpisce come dovrebbe.

Beast of no nation

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Curiosa la scelta del film che oggi ha aperto il concorso: Looking for Grace della regista australiana Sue Brooks racconta con toni tenui la storia di una ragazza che scappa di casa e dei suoi genitori che partono alla sua ricerca. Il film ha una sua delicatezza, una sua ironia e negli incastri della sceneggiatura trovano posto anche dei momenti forti. Ma credo si possa parlare di una partenza un po’ in sordina per il concorso. Probabile che ci rifaremo con Francofonia di Aleksandr Sokurov che sarà proiettato alle 19.30.

Spotlight

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Nel frattempo, grandissima soddisfazione da Spotlight di Thomas McCarthy, film con un cast pazzesco (Michael Keaton, Mark Ruffalo, Liev Schreiber, Rachel McAdams e Stanley Tucci) sull’inchiesta del Boston Globe che nel 2002 fece esplodere lo scandalo sugli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Uno scandalo che all’epoca, almeno per un po’, ha fatto tremare le mura del Vaticano. Spotlight (che prende il nome dalla sezione di giornalismo investigativo del Boston Globe) è un film piuttosto classico, non arriva alle vette (e alla complessità) di Tutti gli uomini del presidente, ma è davvero molto gustoso. E poi c’è Mark Ruffalo capace sempre di sorprendere, capace di recitare anche solo con la pettinatura.

Il regista Thomas McCarthy, evidentemente si trova a suo agio con i giornalisti. Come regista non ha firmato grandi capolavori. Il suo film migliore probabilmente è L’ospite inatteso. Come attore, però, nell’ultima stagione di The wire, la meravigliosa serie di David Simon, interpretava un giornalista del Baltimore Sun piuttosto bravo a tirare fuori gli aspetti dickensiani di un’inchiesta sui senza tetto, ma dai princìpi etici non proprio ferrei. Chi se lo ricorda?

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