26 novembre 2015 18:06

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Nel giorno del ringraziamento Variety distribuisce un po’ di tacchini, cioè elenca film e programmi televisivi che hanno deluso, per un motivo o per un altro. C’è più di una vittima illustre, come la seconda serie di True detective, giudicata pretenziosa, o Steve Jobs di Danny Boyle che ha fatto fiasco al botteghino, By the sea in cui Angelina Jolie è riuscita a trasformare due degli attori più glamour di Hollywood (lei stessa e suo marito Brad) in una noiosa coppia di coniugi, i grandi flop estivi Disney (Tomorrowland) e Marvel (I fantastici quattro, rinnegato dal suo stesso regista) e infine anche Aloha, il “confuso, a tratti incomprensibile” ritorno di Cameron Crowe, una battuta d’arresto per Bradley Cooper reduce da una sfilza si successi.

In materia di tacchini e di Bradley Cooper arriva questa settimana in sala Il sapore del successo in cui l’attore di Filadelfia interpreta Adam Jones, chef statunitense che dopo aver conquistato Parigi ed essere caduto in disgrazia, cerca di risalire la corrente per conquistarsi la terza stella Michelin. Forse è anche colpa delle abbuffate di chef, pasticceri e sguatteri che si fanno in tv, ma dai film sui cuochi ci aspettiamo sempre molto. Alla fine, a rimanere più impressi sono quelli più improbabili come la leggendaria Babette, il topo Remi o anche il dottor Lecter che faceva sembrare appetitoso addirittura il cervello di Ray Liotta. Ma forse la stampa statunitense ha esagerato nello stroncare questo film che ha comunque i suoi pregi. Merito di Bradley Cooper, del regista John Wells e di una serie di commis di lusso (tra cui Riccardo Scamarcio). Gordon Ramsey è il produttore esecutivo.

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Dimentichiamo il tacchino e ricordiamoci che qui è semplicemente l’ultimo finesettimana di novembre. Otto anni dopo il suo ultimo film, Non pensarci, torna Gianni Zanasi con La felicità è un sistema complesso. Anche stavolta il protagonista è Valerio Mastandrea e anche stavolta si tratta di una commedia. E come nel suo precedente film Zanasi sembra volerci suggerire che c’è sempre un’alternativa valida a quello che sembra il corso ineluttabile delle nostre esistenze. Mastandrea interpreta uno specialista delle ristrutturazioni aziendali: inquadra nel suo mirino dirigenti d’azienda incapaci o inadatti e li fa fuori. Un tagliatore di teste, un uomo di successo a cui però il successo comincia a pesare. Ad aiutarlo a trovare l’alternativa arrivano una ragazza straniera e due giovani fratelli che hanno ereditato loro malgrado l’azienda di famiglia.

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A bigger splash di Luca Guadagnino, remake di La piscina di Jacques Deray, è stato presentato in concorso all’ultima mostra del cinema di Venezia dove è stato accolto fin troppo freddamente. Tilda Swinton è Marianne, una rockstar costretta a un periodo sabbatico che passa in una magnifica villa con piscina insieme al fidanzato più giovane Paul (Matthias Schoenaerts). Là piomba Harry, un suo ex (produttore e compagno) interpretato da Ralph Fiennes insieme alla figlia Penelope (Dakota Johnson). Sotto il sole di Pantelleria la tensione sale lentamente e inesorabilmente. Guadagnino se la cava alla grande nel gestire il quartetto dei protagonisti da cui trae il meglio, anche a livello fisico (e Swinton e Fiennes sono travolgenti). Meno bene nel dipingere lo sfondo e alcune semplificazioni, che verso la fine del film diventano ingombranti, si perdonerebbero più facilmente a uno straniero. Del resto Guadagnino è il meno italiano dei registi italiani ed è proprio all’estero, in particolare nel Regno Unito, che ha più successo. E anche se questo non lo giustifica del tutto, A bigger splash merita di essere visto.

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In uscita anche Il viaggio di Arlo di Peter Sohn, avventura per bambini della Pixar in cui s’immagina un mondo in cui convivono uomini e dinosauri e Dio esiste e vive a Bruxelles di Jaco Van Dorsale in cui Benoît Poelvoorde interpreta il padreterno.

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