12 febbraio 2016 18:33

Zoolander uscì il 28 settembre del 2001, ma Derek Zoolander è nato molto prima, più o meno vent’anni fa, in uno sketch televisivo realizzato per VH1, la sorella cadetta di Mtv, e cioè la cerimonia di consegna dei VH1 awards del 1996. Il personaggio ebbe un suo successo e lo sketch fu ripetuto l’anno successivo. Nel frattempo Ben Stiller diventava una star del grande schermo e dopo il notevole successo di Ti presento i miei (2001), decise di fare un film su Derek Zoolander. L’uscita poco dopo l’11 settembre ha pesato sul relativo successo del film al box office, e sulla sua distribuzione (in Italia, per esempio è arrivato solo nel 2004). Ma poi, nel tempo, Zoolander ha recuperato fan, diventando un piccolo culto.

Zoolander 2.

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Da lì in poi Ben Stiller è diventato una star, ma qualcosa si è interrotto. Solo Greg Fockers, il leone Alex (Madagascar) e il guardiano notturno Larry Daley (Una notte al museo) e il minore exploit di Tuga Speedman (Tropic thunder) hanno dato qualche sussulto a quello che sembra in qualche modo un lento declino. A questo punto l’uscita di Zoolander 2 può essere interpretata come il tentativo di dare un ulteriore sussulto alla filmografia di Stiller. Sarà un caso che Zoolander ha cominciato a comparire come testimonial in diverse pubblicità patinate.

Il fatto che nel film ritornino tutti i personaggi più riusciti del primo film, Mugatu compreso, fa piacere. Possiamo anche augurare il miglior successo a Ben Stiller, sperando che gli consenta di inventare nuovi personaggi. Certo è che nel 2016 il personaggio del modello bello ma stupido sembra un po’ datato. Sarebbe bello poter conoscere altri Zoolander capaci di prendere in giro altri “modelli” a cui oggi ci si ispira. Gli chef, per esempio.

L’ultima parola.

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Il maccartismo, volendoci limitare all’ambito cinematografico, è una delle pagine più scure della storia del cinema statunitense. Non solo ha spinto alcuni grandi del cinema a lasciare gli States, ma soprattutto ha emarginato e ucciso professionalmente alcuni artisti che hanno contribuito a fare grande Hollywood. Ci sono tre film che vale la pena di ricordare prima di arrivare a L’ultima parola, in cui Bryan Cranston interpreta Dalton Trumbo. Il più recente è Good night, and good luck, l’esordio alla regia di George Clooney che racconta la storia di Edward R. Murrow, poi c’è Indiziato di reato di Irwin Winkler, con Robert De Niro, e poi si può risalire a Il prestanome di Martin Ritt, con Woody Allen e Zero Mostel.

L’ultima parola di Jay Roach racconta la vicenda di Dalton Trumbo, uno dei grandi sceneggiatori della Hollywood degli anni cinquanta, autore di capolavori assoluti che spesso però ha dovuto firmare con un nome falso o affidare le sue sceneggiature a prestanome che non fossero iscritti alla lista nera del senatore McCarthy. Il film è una bella lezione di storia, in più ritroviamo Bryan Cranston che è anche candidato all’Oscar.

Milionari.

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The end of the tour di James Ponsoldt è tratto da dal libro Come diventare se stessi di David Lipsky (che nel film è interpretato da Jesse Eisenberg) su David Foster Wallace (che nel film è interpretato da Jason Segel). Di questo film pubblicheremo una recensione nei prossimi giorni. In uscita anche Milionari di Alessandro Piva, con Francesco Scianna e Valentina Lodovini.

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