04 novembre 2016 19:40

My summer of love, film del 2004 di Pawel Pawlikowski, racconta l’amicizia tra due ragazze, Mona e Tasmin, durante un’uggiosa estate nello Yorkshire. Il loro rapporto sembra più forte delle loro differenze. Vengono da estrazioni sociali diverse e in comune sembrerebbero avere solo la necessità di distrarsi un po’ durante le vacanze. Questo finché… Vale la pena di vederlo, non solo per scoprire cosa succederà a Mona e Tasmin. La storia è raccontata dal punto di vista di Mona, interpretata da Natalie Press, ma la sua amica Tasmin alla fine le ruba la scena. L’attrice che interpreta Tasmin è una giovanissima Emily Blunt.

All’epoca, quando ho visto il film, ho pensato che Blunt avrebbe fatto strada. E alla fine l’ha fatta, ma non così rapidamente come avrei potuto pensare. Ha fatto un bel po’ di gavetta (compreso il ruolo da antipatica in Il diavolo veste Prada) prima di guadagnarsi ruoli da protagonista. Ma ormai è fatta: in Sicario era la mattatrice assoluta e anche in Edge of tomorrow è riuscita nell’impresa non facilissima di rubare la scena a uno come Tom Cruise (o almeno di andarci vicina). Con l’uscita negli Stati Uniti del thriller di Tate Taylor La ragazza del treno qualcuno ha addirittura parlato di ruolo da Oscar per l’attrice angloamericana (nata a Londra, ma ormai statunitense a tutti gli effetti, almeno dopo il matrimonio con John Krasinski).

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Emily Blunt è Rachel, cioè La ragazza del treno, una donna distrutta dopo che il suo matrimonio è fallito. Dal treno che prende per andare al lavoro Rachel vede tutti i giorni la casa di una coppia che sembra felice. Poi però scopre qualcosa che la fa identificare con la donna che vede dal finestrino e, quando questa donna scompare, per Rachel scoprire che fine ha fatto diventa un’ossessione. Sembra proprio un bel thriller alla Hitchcock, in cui l’uomo della strada (o in questo caso la ragazza del treno) si trova suo malgrado al centro di un intrigo. Però alla stampa statunitense non è piaciuto granché. Noi continueremo comunque a fare il tifo per Emily, come del resto avevamo continuato a farlo dopo film mediocri come Into the woods e Il cacciatore e la regina di ghiaccio.

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La pelle dell’orso di Marco Segato, di cui abbiamo pubblicato l’Anatomia di una scena, è un film ambientato sulle Dolomiti. Siamo negli anni cinquanta. Domenico (Leonardo Mason) è un ragazzino che si dà molto da fare e parla poco. Anche suo padre Pietro (Marco Paolini) parla poco, in compenso beve e in paese ha la pessima reputazione del poco di buono. Crepaz, il proprietario di una cava dove lavora, non esita a dirglielo in faccia. Ma in realtà Pietro si porta dietro un fardello pesante e Domenico, anche perché ragazzo di buona volontà, vorrebbe condividerlo con il padre, se non altro per dargli un po’ di sollievo. Sarà un’avventura a cambiare per sempre questo triste status quo.

Il villaggio in cui vivono è razziato da un orso che gli abitanti conoscono bene. Lo chiamano diaol, diavolo. È furbo e feroce. In un impeto d’orgoglio Pietro sfida Crepaz e scommette un anno di stipendio (seicentomila lire) che riuscirà a portargli la pelle della bestia, altrimenti lavorerà un anno gratis. Così parte, da solo. Appena scopre cosa è successo, Domenico si metterà sulle sue tracce. Con semplicità e rigore Segato mette in piedi un dramma in cui la pelle dell’orso non è solo un trofeo da cacciatori, ma una sfida degli uomini contro tutte le avversità che la natura e gli altri esseri umani (la vita insomma) possono mettergli di fronte. Mason e Paolini sono perfetti. Qualche impaccio nei dialoghi ci sta, visto che parliamo di montanari taciturni. Ma l’orso e la natura inesorabile delle montagne, ripresi da Segato senza particolari artifici finiscono per essere altri due grandi protagonisti del film.

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Sausage party: vita segreta di una salsiccia parla in realtà delle avventure di un würstel e di un panino per hot dog che sfuggono da un carrello per la spesa e vanno alla ricerca della verità sul loro destino. Dietro il progetto di un cartone animato poco adatto ai bambini (negli States è vietato ai minori di 16 anni) c’è la spensierata truppa che ha prodotto L’intervista. E infatti nella versione originale Seth Rogen dà la voce alla salsiccia protagonista. Accanto a lui uno stuolo di voci celebri (da James Franco a Edward Norton) che ovviamente si perderanno nella versione doppiata. Il film è sconclusionato, sboccato, politicamente scorretto e non particolarmente divertente. Tutto punta a una sequenza in cui una serie di prodotti industriali animati si dà alla pazza gioia. Forse un po’ poco.

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In uscita anche In bici senza sella, film a episodi sull’Italia del precariato, e 7 minuti di Michele Placido che invece racconta l’intrecciarsi delle vicende di un gruppo di operaie (cast femminile guidato da Ambra Angiolini) di fronte a un momento decisivo della loro vita. Anche qui vale la pena di ascoltare l’Anatomia di una scena realizzata da Placido. Infine c’è Non si ruba a casa dei ladri di Carlo Vanzina.

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