17 novembre 2016 18:10

Nelle ultime settimane hanno dominato le ragazze, del treno, del mondo o senza nome. Ora è arrivato il momento degli animali. Animali notturni di Tom Ford e Animali fantastici e dove trovarli di David Yeates. Il primo è stato premiato a Venezia (gran premio della giuria), dove però non ha convinto proprio tutti. Peter Bradshaw del Guardian lo ha definito superbo, ma per Anthony Lane il film non dice nulla che non abbiano detto Visconti o Antonioni decenni fa e il critico del New Yorker ha addirittura sofferto per i due attori protagonisti, strapazzati in ogni modo dal regista.

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Amy Adams interpreta Susan, una gallerista di successo di Los Angeles, che però il marito lascia troppo spesso sola. A movimentare le serate casalinghe di Susan arriva a casa il manoscritto di un romanzo del suo primo marito, Jake Gyllenhaal. Il libro, oscuro e violento, è dedicato a lei. La lettura catapulta Susan in una realtà angosciante: in Texas, la moglie e la figlia di un insegnante (anche lui interpretato da Jake Gyllenhaal) sono rapite da dei balordi proprio di fronte all’impotente padre e marito. Un poliziotto locale (Michael Shannon) si prende a cuore il caso e si mette sulle tracce dei rapitori. Susan finisce per sovrapporre il suo ex marito e il protagonista del romanzo, rivalutando il suo primo matrimonio e scoprendo profondi valori. Il titolo originale è Nocturnal animals. Il titolo italiano è Animali notturni. Dove sono finiti i traduttori di titoli di una volta? Forse il secondo film di Tom Ford meritava qualcosa di più didascalico tipo La vendetta del cornuto o meglio ancora Non drammatizziamo… è solo questione di insonnia.

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Per la gioia dei tifosi di Harry Potter e del suo meraviglioso mondo arriva il primo spin off della serie: Animali fantastici e dove trovarli. Il film è tratto da un libro il cui autore è a sua volta creazione di un’autrice (qualcuno lo definisce pseudobiblium). Ovvero: si tratta di uno dei libri di testo adottati nella celebre scuola di Harry Potter. L’autore citato sulla copertina è Newt Scamander, ma in realtà l’autrice è (pare, così si mormora) JK Rowling. Quindi la Rowling, oltre a essere una fortunatissima autrice nel mondo reale, è anche autrice di libri scolastici nel mondo di Harry Potter. Magie del marketing. Ora c’è un film ispirato a questo libro in cui facciamo la conoscenza dell’autore, quello con il nome in copertina, cioè Newt Scamander. In pratica è l’equivalente di una specie di magico documentario realizzato nel magico mondo della magia.

Ma niente paura, non è un documentario, è un blockbuster con tutti gli effetti speciali al posto giusto e il regista, tanto per andare sul sicuro, ha già realizzato quattro film della saga di Harry Potter (più il pilota della serie tv Tyrant, anche quello ambientato in un mondo magico). Il plot: Newt (Eddie Redmayne) è un magizoologo che arriva a New York con la sua valigetta magica per incontrare qualcuno al Magico congresso… Ho già superato il numero massimo di volte in cui si può usare in un articolo medio il prefisso mag-. Mi devo fermare qui. Tanto le persone che hanno più di otto anni sapranno decidere se vogliono reimmergersi nel m**ico mondo di Potter oppure no, anche senza conoscere la trama nel dettaglio. Ricco cast, ricco budget, ricchi animali fantastici in cgi.

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Chiudiamo con una nota decisamente più seria. In La verità negata di Mick Jackson viene ricostruito il processo che vide la storica statunitense Deborah Lipstadt doversi difendere dall’accusa di diffamazione nei confronti di David Irving, storico militare britannico autodidatta, studioso di Adolf Hitler. Lipstadt nel suo libro del 1993 Denying the Holocaust (inedito in Italia) accusava Irving di negazionismo, cioè di negare che il Terzo Reich abbia sistematicamente cercato di eliminare gli ebrei. Irving allora citò in giudizio Lipstadt e la sua casa editrice (Penguin) nel Regno Unito. Il film ha la struttura abbastanza tipica di un film giudiziario. Deborah Lipstadt (interpretata da Rachel Weisz) deve difendersi dalle accuse di Irving (Timothy Spall) e si affida a un duo di illustri avvocati britannici, cioè Anthony Julius (Andrew Scott) e Richard Rampton (Tom Wilkinson).

E qui c’è un risvolto che lo rende abbastanza originale rispetto ai classici statunitensi del genere. Lipstadt è americana e lei stessa forse s’immagina un processo tipo quello della Costola di Adamo. Ma siamo nel Regno Unito e le regole sono diverse per difendersi dalle accuse di Irving, Deborah e i suoi avvocati dovranno prima di tutto provare che l’Olocausto sia veramente avvenuto. Le diverse procedure favoriscono tra Deborah e i suoi avvocati un clima di diffidenza che è uno degli elementi più interessanti del film. E poi non c’è bisogno di ricordare l’utilità di inchiodare mistificatori e bugiardi in un’epoca in cui spesso coesistono la verità dei fatti e quella che ognuno preferisce costruirsi attraverso studi e ricerche personalizzate. Il film è ambientato negli anni novanta e già sembra assurdo che una studiosa, a pochi anni dal 2000, abbia dovuto provare in un’aula di giustizia l’esistenza stessa dell’Olocausto. Quello che è ancora più assurdo è che dalla metà degli anni novanta a oggi la situazione sembra decisamente peggiorata e non credo di dover dire il perché.

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A proposito, in uscita anche Ti amo presidente di Richard Tanne, in cui si racconta il primo appuntamento tra Barack Obama e la sua futura moglie Michelle Robinson. Speriamo di non dover trovare troppi elementi nostalgici in quello che sembra il primo capitolo di un’agiografia che Hollywood non vede l’ora di scrivere.

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