28 marzo 2017 16:26

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Omicidio all’italiana
Di Maccio Capatonda
Con Maccio Capatonda, Herbert Ballerina. Italia, 2017, 99’

Omicidio all’italiana è un film da non perdere, surreale, grottesco, anarchico. Dadaista, ha scritto qualcuno. Una comicità solo in apparenza sopra le righe, che in un’ora e mezza riesce a fare a pezzi quell’Italia che vive morbosamente di cronaca nera. Imputata eccellente è la tv, che incoraggia una forma di voyeurismo trash.

Memorabile la battuta del protagonista (Capatonda), il sindaco di Acitrullo, paese in cerca di notorietà con soli sedici abitanti, età media 68 anni: “Perché noi non possiamo essere Cogne, Avetrana o Novi Ligure?”. La domanda è la chiave della trama. La morte accidentale di una contessa diventa il pretesto per “creare” l’omicidio che dia visibilità al paese. Capatonda ironizza su tutte le nefandenze della cronaca nera: dai plastici in tv ai tour dell’orrore, dal circo mediatico al televoto, per scegliere il sospettato più “appetibile”.

Da segnalare ancora, in ordine sparso, l’orda di giornalisti, il monumento alla vittima che sembra un’opera di Maurizio Cattelan e la sedia gestatoria per la conduttrice-star del programma d’approfondimento, non a caso chiamato Chi l’acciso?, che chiarisce bene il senso di tutto: “Noi siamo la tv, viviamo di audience, mica di verità!”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 24 marzo 2017 a pagina 84 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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