03 marzo 2015 18:46

Nuove norme “nei confronti di comportamenti che, a mio avviso, hanno rilievo penale, come l’accattonaggio molesto o la carità molesta”. È quello che ha promesso il ministro dell’interno, Angelino Alfano, al termine della riunione del Comitato per la sicurezza che si è riunito a Roma. “Dopodomani incontrerò il presidente dell’Anci, Piero Fassino, per fare insieme una legge contro il degrado urbano e sulla sicurezza delle città”.

Degrado e sicurezza per chi? Secondo l’Istat le persone senza dimora in Italia sono circa 47.600, cioè lo 0,2 per cento della popolazione iscritta presso le anagrafi. A Roma, secondo una stima effettuata nel 2011, sono 7.800, di cui 2.760 trovano riparo durante l’inverno presso centri di accoglienza notturna del comune, di parrocchie, istituti religiosi e associazioni di volontariato. Circa 2.500 persone non trovano riparo per la notte e altre duemila vivono in alloggi di fortuna. A febbraio, dopo alcune giornate di pioggia, i vigili hanno dovuto portare in salvo le persone che dormivano sotto i ponti e lungo gli argini del Tevere. Dov’è il necessario decoro per queste persone?

La sicurezza? Sempre secondo Alfano, nel 2014 a Roma si sono registrati cinquemila reati in meno rispetto all’anno precedente. Eppure la scorsa notte, nel centro di Roma, un senzatetto italiano di 48 anni è stato aggredito da un gruppo di giovani, non ancora identificati, che lo hanno mandato in ospedale con un trauma facciale. Senza motivo. Dorme spesso sui gradini della chiesa di San Calisto, a Trastevere: la sua storia ricorda quella del giovane somalo bruciato e ucciso nel 1979 vicino a piazza Navona, o quella del cittadino indiano a cui hanno dato fuoco nel 2009 mentre dormiva su una panchina della stazione di Nettuno.

Sono aggressioni che non hanno smosso legislatori o ministri. Se per accattonaggio molesto Alfano intendeva i borseggi, non c’è bisogno di nuove figure di reato: il furto con destrezza è già presente nel codice penale.

La carità è sempre molesta, perché vedere la povertà importuna la nostra coscienza, ci impedisce di tornare a casa tranquilli, ci mette davanti alcune domande scomode. E intanto nessuno ha chiesto scusa agli accattoni per chi, nel Capodanno del 2013, è andato a letto augurandosi un anno “pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso e magari con qualche bufera di neve”.

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