14 novembre 2013 11:36

Dal blog di Annie Murphy Paul

Quando un argomento ci interessa siamo più attenti, elaboriamo meglio le informazioni, lavoriamo più intensamente e più a lungo. Ma come si suscita l’interesse nei bambini e nei ragazzi?

(Altrendo Images/Getty Images)

Negli ultimi anni la comunità scientifica ha cominciato a costruire una scienza dell’interesse, cercando di capire cos’è l’interesse, come si sviluppa e com’è possibile sollecitarlo. Chi è interessato a qualcosa pensa con maggior lucidità, approfondisce la comprensione e ricorda di più. L’interesse ha il potere di migliorare le basse prestazioni e di portare risultati già ottimi a livelli ancora superiori.

Cos’è quindi l’interesse? È uno stato psicologico di coinvolgimento vissuto in un preciso momento, ma anche la predisposizione a cimentarsi ripetutamente con determinate idee, eventi o oggetti nell’arco del tempo. Perché nutriamo interesse? Paul Silvia, dell’università del North Carolina, ipotizza che l’interesse provochi un “impulso ad avvicinarsi” contrario “all’impulso a evitare” che tende a mantenerci nel regno di ciò che è sicuro e familiare. L’interesse ci attira verso il nuovo e l’originale. Secondo Paul Silvia, l’interesse “diversifica l’esperienza”, ma la mette anche a fuoco: in un mondo pieno di informazioni, gli interessi ci portano a fare attenzione a una cosa e non a un’altra.

I vantaggi dell’interesse

L’interesse è al tempo stesso uno stato cognitivo e affettivo, quello che Silvia definisce “un’emozione conoscitiva”. È sempre associato a sentimenti positivi: infonde energia e vigore, avvince e affascina. Sul piano cognitivo l’interesse mette il turbo al pensiero. Quando ci interessa qualcosa siamo più attenti, elaboriamo meglio le informazioni, mettiamo in atto migliori strategie di apprendimento, come il pensiero critico, il collegamento tra conoscenze vecchie e nuove e l’attenzione a strutture profonde a scapito degli aspetti superficiali. Quando svolgere un compito ci interessa, lavoriamo più intensamente e più a lungo, mettendo in gioco tutta la nostra capacità di darci delle regole.

L’interesse influenza sensibilmente le nostre scelte accademiche e professionali. Judith Harackiewicz e i suoi colleghi dell’università del Wisconsin hanno condotto uno studio nell’arco di sette anni: hanno scoperto che gli studenti universitari che già dal primo anno dimostravano interesse per il corso base di psicologia avevano buone probabilità di iscriversi ad altri corsi di psicologia e laurearsi in quella disciplina. Il grado di interesse dimostrato era un indicatore più affidabile dei voti ottenuti. In sostanza, scrivono Harackiewicz e il suo collega Chris Hulleman, “la ricerca ha dimostrato che l’interesse permette di prevedere le scelte future in modo più efficace dei risultati conseguiti o di variabili demografiche”.

In effetti, i ricercatori hanno dimostrato che per seguire una passione si possono perfino superare difficoltà accademiche o disabilità percettive. Secondo uno studio, gli studenti con scarsi risultati nei test di rendimento che però sono molto interessati alla lettura o alla matematica, hanno più probabilità di cimentarsi nell’interpretazione di brani di testo o in problemi matematici rispetto ad altri che, pur avendo voti alti, non hanno lo stesso interesse. Un’altra ricerca, condotta su accademici e premi Nobel affetti da dislessia, ha rivelato che i soggetti hanno perseverato nello sforzo di leggere spinti da uno spiccato interesse che si era manifestato precocemente.

Come stimolare l’interesse

Cosa possono fare allora genitori e insegnanti per stimolare gli interessi? Il grande pedagogista John Dewey scrisse che sull’interesse si agisce in due fasi: cogliere e mantenere. L’interesse dev’essere prima catturato e poi coltivato. Per cogliere un interesse bisogna stimolare l’attenzione e l’immaginazione. Genitori ed educatori possono proporre agli studenti una grande varietà di argomenti: gli interessi variano molto da persona a persona, perciò è giusto offrire a chi impara una vasta gamma di contenuti, nella speranza che uno di loro lasci il segno.

Le cose interessanti, al tempo stesso, hanno caratteristiche comuni. Secondo Paul Silvia, per essere interessante un materiale deve essere nuovo, complesso e comprensibile. Dobbiamo mettere noi stessi o altri di fronte a cose mai incontrate prima (o ad aspetti nuovi di cose familiari) e calibrare la complessità in modo che la novità non sia né troppo facile né troppo difficile da capire. La comprensibilità è fondamentale: secondo Silvia, contenuti nuovi e complessi sono interessanti “se le persone si sentono in grado di decodificarli e affrontare le sfide che pongono”.

La ricerca mostra per esempio che una poesia molto ermetica è considerata più interessante se i lettori hanno un indizio che li aiuti a capirla. Anche l’arte astratta ci interessa di più quando i dipinti hanno un titolo che suggerisce il pensiero dell’artista. L’interesse cresce ulteriormente se ci sono informazioni biografiche sull’autore e sul contesto storico in cui nasce l’opera.

Innescare un circolo virtuoso

Cosa sia nuovo, complesso e comprensibile dipende naturalmente dall’età e dalle capacità di ciascuno. Genitori ed educatori possono fare in modo che i contenuti siano complessi e comprensibili assicurandosi che gli studenti abbiano conoscenze di base sufficienti per provare interesse ed evitare confusione. Più conosciamo un argomento, più diventa interessante. Secondo Silvia, uno dei motivi per cui al crescere della conoscenza, cresce anche l’interesse è che le nuove informazioni aumentano le probabilità di conflitto, emergono cioè fatti o idee che non combaciano con quanto ci è già noto. Ci sentiamo motivati a risolvere questo conflitto e quindi impariamo qualcosa di nuovo. Comincia così un circolo virtuoso: più apprendimento genera più domande, che a loro volta generano ulteriore apprendimento. Genitori ed educatori possono incoraggiare lo sviluppo degli interessi degli studenti stimolandoli con domande, che i ricercatori definiscono “domande di curiosità”.

Se la curiosità non emerge da sola esistono modi per sollecitarla, come scrive George Loewenstein – professore di economia e psicologia alla Carnegie Mellon university - nel suo classico The psychology of curiosity. La curiosità emerge “quando l’attenzione si concentra su un deficit di conoscenza. Questa discontinuità informativa genera un senso di privazione definito curiosità. L’individuo curioso è motivato a ottenere l’informazione mancante per ridurre o eliminare il senso di privazione”.

Il modo più semplice per creare una discontinuità informativa è partire riflettendo sulla domanda. Secondo lo scienziato cognitivo Daniel Willingham, noi insegnanti e genitori siamo spesso “così ansiosi di avere la risposta che non dedichiamo tempo sufficiente a formulare la domanda”. Invece è proprio la domanda che stimola la curiosità, mentre ricevere una risposta la soffoca prima ancora che si manifesti. Invece di cominciare con la risposta fate prima una domanda interessante, che crei un vuoto informativo.

Genitori ed educatori possono anche promuovere lo sviluppo di interessi nei bambini mostrando le proprie passioni per alcuni argomenti. Uno studio su 257 musicisti professionisti, per esempio, ha evidenziato che le caratteristiche fondamentali del loro primo insegnante (e spesso i genitori sono i primi maestri) erano state buone doti comunicative, cioè gentilezza e predisposizione a chiacchierare, unite alla capacità di trasmettere il loro amore per la musica (se volete sapere di più su questo studio in particolare, leggete questo post). Provate a condividere i vostri interessi con i ragazzi in conversazioni casuali, fateli provare da soli e portateli a fare visite o gite a tema.

Mantenere vivo l’interesse

Se per catturare l’interesse delle persone bisogna colpire l’attenzione e fornire stimoli, mantenerlo vivo comporta la ricerca di finalità e significati più profondi. Ma ci vuole cautela: è dimostrato che dare significato a un contenuto sottolineando la sua futura utilità può avere l’effetto contrario. In uno studio condotto da Judith Harackiewicz e dal suo collega, ad alcuni studenti è stato detto che la matematica gli sarebbe stata molto utile da adulti. Questo ha diminuito l’interesse per la materia in quegli studenti che non si sentivano portati, trasmettendogli un senso di minaccia e inducendoli a ritirarsi.

I risultati sono migliorati quando gli studenti sono stati incoraggiati a stabilire da soli dei collegamenti e a scoprire l’importanza di una disciplina accademica. In uno studio del 2010, Harackiewicz e i suoi colleghi hanno proposto ai loro studenti universitari un esercizio di scrittura in cui dovevano riflettere sull’utilità della matematica (e in un esperimento parallelo, della psicologia). Negli esperimenti con la matematica, ai partecipanti veniva inizialmente insegnato un procedimento matematico e poi veniva chiesto di elaborare un breve testo scritto, da uno a tre paragrafi, in cui dovevano illustrare la potenziale rilevanza di quanto appreso per sé o per un altro studente universitario.

Questo esercizio ha portato gli studenti a sviluppare maggiore interesse per gli argomenti su cui scrivevano, in particolare tra quelli che avevano inizialmente dichiarato di non aver ottenuto buoni risultati e di non sentirsi competenti in matematica o psicologia. Harackiewicz lo definisce un “intervento sul valore”, poiché induce gli studenti a riconoscere il valore di quanto stanno imparando. I genitori possono fare questo esercizio nel corso di una semplice conversazione. Quando siete in macchina o a tavola e chiedete “Cosa hai fatto oggi a scuola?”, potete far seguire una domanda tipo: “A cosa può servirti questa capacità che hai imparato?”.

Genitori, educatori e manager possono inoltre promuovere lo sviluppo degli interessi individuali nutrendo il senso di competenza e capacità nei ragazzi, aiutandoli a mantenere attenzione e motivazione quando incontrano materiali impegnativi o che disorientano. Chi ha più difficoltà di apprendimento ha bisogno di maggiore aiuto nella ricerca e nel mantenimento dell’interesse, mentre chi è più bravo va incoraggiato a darsi autonomamente una direzione. Lo scopo in entrambi i casi è coltivare interessi che si traducano in stimoli e soddisfazioni intellettuali durature, che restino per tutta la vita e infondano vigore ed entusiasmo.

(traduzione di Nicoletta Poo)

Annie Murphy Paul è una giornalista e scrittrice statunitense. Il suo libro Origins è stato pubblicato in Italia con il titolo I 9 mesi decisivi. Il suo prossimo libro, How to be brilliant, uscirà nel 2014. Questo articolo è uscito sul suo blog con il titolo The power of interest.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it