14 gennaio 2015 16:02

È il 27 dicembre, sono le sei e mezza di mattina e sono appena arrivata alla Bbc, perché oggi sono la guest editor (direttrice ospite) di Today, il programma di Radio 4. Mezza addormentata e con i postumi di una sbronza, entro nella redazione e trovo una squadra di professionisti già pronti davanti ai loro monitor. John, il direttore del turno di notte, ha tenuto d’occhio le notizie fino alle prime ore del mattino, in caso di un grosso evento internazionale che avrebbe potuto scombinare la nostra scaletta. La salute di George Bush padre e il suo ricovero in ospedale hanno suscitato qualche preoccupazione, ma alle prime luci dell’alba nessuna nuova è buona nuova.

Ma guarda, quello è Mishal Husain, che era il protagonista di una delle domande del gioco a quiz che abbiamo fatto a casa di mio padre a Santo Stefano. E ci sono anche James Naughtie, che sfoglia i quotidiani per riassumere i punti salienti, e John-il-direttore-di-giorno che sta dando il cambio a John-il-direttore-di-notte. Sono le sette meno cinque e tutti insieme entrano nello studio della diretta, con la calma che deriva dall’abitudine.

Il compito del guest editor è riempire gli spazi tra le notizie e lo sport con storie da raccontare e persone interessanti da intervistare. Qualcuno mi ha chiesto quanta libertà mi è stata data, e la risposta è: molta. Il tema che ho scelto, se di tema si può parlare, sono i giovani e il mio desiderio di ascoltare le loro preoccupazioni e le loro storie. Anch’io, come Lenny Henry qualche giorno dopo di me, ho cercato di mettere insieme un cast a contenuto ridotto di maschi bianchi ed eterosessuali. Quanto al tono, voglio che sia cordiale e lontano dallo stile antagonistico di certe trasmissioni in cui si invitano due persone solo per farle litigare.

Io partirei così: un servizio sulle lettere dei fan (chi le scrive e chi le riceve), il traffico, alcune clip dei miei audiolibri preferiti, Damian Barr che intervista tre simpatici e brillanti adolescenti gay sul coming out all’epoca di internet, lo sport, Caitlin Moran e Samantha Shannon che parlano di narrativa per giovani adulti.

Continuo a guardare l’orologio, stupita di come il tempo voli, sicura che non riusciremo a farci stare tutto. Il panico affiora a piccole ondate che durano qualche istante e scompaiono altrettanto in fretta. La rubrica dello sport va in onda alle 7.30, ma dov’è il cronista sportivo? Non è qui. Leggera preoccupazione. Non c’è proprio. Qualcuno alza il telefono: ora la convocazione si fa urgente. Rory Cellan-Jones riceve istruzioni di continuare a parlare e attraverso il vetro della cabina di regia vediamo il cronista che corre verso di noi: aveva sbagliato studio. Si siede appena in tempo davanti al microfono, e comincia a parlare con il fiatone e il tono concitato di chi non vede l’ora di piazzare un cavallo vincente.

Sono le otto di mattina e mi rendo conto che devo fare la pipì, ma non oso lasciare la stanza, un po’ perché non voglio perdermi niente e un po’ per uno strano senso di responsabilità. Qui è come trovarsi nella torre di controllo di un aeroporto, e sono scivolata in una specie di pensiero magico che mi fa credere che gli aerei stanno in aria grazie a me.

Alle otto e mezza siamo in dirittura d’arrivo. Un servizio sui giovani senza famiglia che lasciano le strutture in cui sono cresciuti, notizie di gente bloccata dalla neve, io che canto un pezzo di Kate Bush. Alla fine mi intervistano sulla mia esperienza di guest editor e sulle ragioni per cui ho scelto il tema degli adolescenti. A farmi le domande sono James e Mishal, e tutt’e due tengono gli occhi puntati sull’orologio alle mie spalle, da veri professionisti, per chiudere in perfetto orario. Non ce la facciamo e sforiamo (come si dice in gergo), anche se di poco, dimostrando che il programma è in diretta.

Mi danno un panino con la salsiccia e un bicchiere di champagne e, tornando a casa in auto mi sento accaldata e soddisfatta. Anche perché lo champagne di prima mattina ha riportato il mio tasso alcolico ai livelli dei tre giorni precedenti.

Mi è piaciuto molto farlo, credo. Che meraviglia la radio. Che meraviglia gli adolescenti. Ora andrò a casa, parlerò con i miei figli adolescenti e li starò a sentire. Apro la porta ed eccoli lì in cucina, riuniti intorno al computer. Mi stavano ascoltando e quando entro si alzano in piedi e… Non diciamo sciocchezze. Quando mai. Dormono tutti profondamente. Vado a sentirli russare e mi faccio una tazza di tè.

(Traduzione di Diana Corsini)

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