22 luglio 2016 16:58

Philip Olterman sul Guardian ha dedicato un lungo articolo, concreto e suggestivo, allo Evangelische Schule Berlin Zentrum (Esbz). L’articolo è stato ripreso anche in siti italiani senza però che si sia rilevata la matrice religiosa dell’esperienza educativa berlinese libertaria e innovativa nei modi d’apprendere, ma fortemente ancorata anzitutto all’idea che una scuola si fa bene se ha una definita visione e, poi, alla scelta di fondare sul Vangelo la sua visione. Belle parole della seconda lettera di Paolo a Timoteo sono il principio chiave cui Esbz dichiara di ispirarsi: “Ti raccomando di tener vivo in te quel dono che Dio ti ha dato quando io ho posto le mani sul tuo capo. Dio non ci ha dato uno spirito che ci renda paurosi, ma uno spirito che ci dia forza, amore e saggezza”.

Secondo questo principio l’attività è centrata tutta su bisogni, desideri e libere inclinazioni degli alunni in ambiti tradizionali (leggere, scrivere, far di conto, scienze sociali), con l’unico vincolo di sottoporsi alle prove standard della scuola pubblica. Gli allievi, anche quelli con disabilità, possono essere di diversa etnia e religione. L’eterogeneità, anzi, è desiderata. Ma la religione è materia obbligatoria e bisogna partecipare alla messa. A domanda Esbz precisa che le rette da pagare sono quelle abituali della chiesa evangelica di Berlino, con l’aggiunta speciale di quaranta euro al mese. In materia di rette e di laicità radicale il prete di Barbiana era due passi più avanti.

Questa rubrica è stata pubblicata il 15 luglio 2016 a pagina 78 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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