16 settembre 2016 19:00

François Fillon, primo ministro dal 2007 al 2012, 62 anni, ora è candidato alle primarie della destra per le prossime elezioni presidenziali. Il 28 agosto nel suo collegio elettorale di Sablé-sur-Sarthe ha presentato il suo manifesto: un attacco ai programmi di storia.

Dice Fillon: “A scuola ho imparato che la Francia era grande, che la sua Storia (maiuscola nel testo autorizzato) era millenaria. Che era la più antica nazione d’Europa. Ora vedo dirigenti che ignorano la Storia di Francia o, peggio, ne ricordano solo eventi che rafforzano le loro convinzioni partigiane”. E ancora: la Francia non è nata nel 1789, ha più di mille anni di storia, non è vero che ha inventato la schiavitù, non è vero che ha imposto la sua cultura ad africani e centroamericani, la sua storia è unica, la sua lingua è magnifica e va difesa, la sua storia è un’epopea, essere francesi significa sentirsene parte. E invece oggi i programmi di storia ignorano grandi tratti di questa epopea e vogliono suscitare dubbi.

Qui l’appiglio (e pare l’unico) è una frase dei programmi in cui si dice che l’histoire (con la minuscola, e non solo la francese) nous interroge, sollecita in noi domande. Bisogna ripristinare la cronologia, fare studiare le imprese dei reali di Francia e dei loro successori, smetterla con i dubbi. E annunzia che riscriverà i programmi di storia. Chi ritiene importante la storia nella formazione è servito: anche Fillon è d’accordo. Ma la sua storia è, come lui dice, le récit de la Nation. Una favola.

Questa rubrica è stata pubblicata il 9 settembre 2016 a pagina 101 di Internazionale.Compra questo numero | Abbonati

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