28 gennaio 2016 10:15

Sono dentro un tuk-tuk. Il guidatore deve aver sbagliato carriera e desidera a ogni costo dimostrarci di avere un potenziale da campione mondiale di motociclismo e che potrebbe rappresentare con successo la Thailandia in una qualsiasi competizione di motori.

Solo ora capisco perché il responsabile della sicurezza del nostro ufficio qui a Bangkok mi ha detto che il più grande pericolo in città è andare in tuk-tuk. Non posso fare affidamento sull’aiuto di Tamrat, che vuol dire Miracolo: così si chiama l’etiope minuto e snello che sta per svenire dalla paura alla mia destra. Di conseguenza mi aggrappo a Tanya, l’australiana solida e impassibile seduta alla mia sinistra. Sono sicuro che in caso di necessità sarà molto più utile di un qualsiasi airbag.

Riconosco di non essere un buon turista, auguro il meglio ai miei compagni e continuo a visitare la città come un rom aristocratico

Venti minuti di adrenalina a buon mercato: cento baht, quasi due euro e mezzo. La metropolitana e lo skytrain sono perfino più economici, e in più hanno anche il vantaggio di avere l’aria condizionata. Ma purtroppo Tamrat e Tanya non li considerano vere “esperienze culturali”, perciò, per spostarmi, mi tocca prendere la barca.

Soffro come un idiota per una trentina di minuti, tempo in cui dimagrisco un paio di chili e scambio sudori con troppa gente. Il tizio che guida la barca, che ha quasi 300 persone a bordo, dev’essere anche lui un pazzo. Ai turisti interessati a vivere un’esperienza del genere penso che potrei consigliare di provare la metropolitana di Bucarest all’ora di punta in una bollente giornata di luglio, quando alla guida ci sono piloti mancati di formula uno che hanno trovato lavoro presso l’azienda dei trasporti della città.

Così, riconosco di non essere un buon turista, auguro il meglio ai miei compagni e continuo a visitare la città come un rom aristocratico, usando il trasporto pubblico su rotaia, che funziona meravigliosamente. Dalla fermata della metro all’albergo a piedi ci metto meno di qualsiasi automobile, che sia un catorcio o l’ultimo modello della Mercedes, anche se c’è da camminare almeno per una decina di minuti.

Mistura meravigliosa

Vado a mangiare in uno dei tanti ristoranti del ventunesimo piano, l’ultimo, di un enorme centro commerciale. Mi hanno consigliato di non mangiare per strada e, nonostante il coro di disapprovazione dell’eterno bastian contrario che è in me, decido di seguire l’indicazione. I ristoranti sembrano buoni.

Come di bell’aspetto sembrano anche gli scarafaggi in mostra sul piatto di presentazione, così alla fine me ne frego e vado dritto a mangiare per strada. Do una mano a una signora a spingere fino all’angolo il carrello su cui cucina, e decido di fermarmi da lei. Mi fa vedere un menu tutto stropicciato. Chiedo una zuppa Tom Yam Kung. Me la prepara davanti, e finalmente capisco perché la zuppa tailandese che cucino io a casa non ha nessun sapore. Mette cinque volte più sale di quello userei io, e abbonda anche con il peperoncino e la salsa di pesce. Sicuramente anche la verdure fresche sono d’aiuto. Il risultato è una mistura meravigliosa, che mangio piangendo e pieno di moccio a causa del piccante.

Anche se la pornografia è vietata, la prostituzione è una della principali attrazione turistiche del paese

Per i successivi quattro giorni provo ogni volta piatti diversi, scelti dal solito vecchio menu, consumato ma pulito. La donna tiene il suo posto di lavoro impeccabilmente lindo. Il cibo è assolutamente divino, e costa due o tre volte meno che in un ristorante accettabile e quasi dieci volte meno che in un locale da turisti ricchi.

Il Pantip Plaza è un luogo che dovete visitare se avete l’ossessione dell’elettronica: i Mac costano quasi il 30 per cento in meno che in Romania, e anche meno che negli Stati Uniti, e lo stesso vale per gli smartphone.

Si possono anche comprare merci contraffatte: i commessi spiegano chiaramente che sono imitazioni, ma garantite. I prezzi dei marchi originali sono comunque più bassi che in Europa. Anche Chatuchak, il mercato del fine settimana, è un luogo da vedere. Si contratta sempre, e generalmente i prezzi chiesti all’inizio sono il 40 per cento più alti di quelli di chiusura.

Anche il regime è straordinario: una dittatura militare appoggiata dalla monarchia. Le foto del re e della regina sono dappertutto. A un certo punto ho una rivelazione e capisco perché c’è bisogno di Photoshop. Parlare male della famiglia reale è un reato punito con il carcere per periodi che vanno dal medio al molto lungo, perciò mi astengo dal fare commenti.

Argomenti tabù

L’inno nazionale viene cantato quotidianamente, mattina e sera, ed è il caso di far sembrare che t’importi davvero. Non per altro, ma durante l’inno tutti si fermano come pietrificati, e in giro c’è anche un bel po’ di polizia. In tv ci sono trasmissioni che farebbero invidia non solo agli ammiratori di Ceausescu, ma anche ad alcuni giornalisti che fanno propaganda nei telegiornali di oggi.

Gli attivisti per i diritti umani non hanno vita facile: sia i terribili abusi commessi nel sud del paese sia la situazione della minoranza rohingya sono argomenti tabù. Anche se la pornografia è vietata, la prostituzione è una della principali attrazioni turistiche del paese. Donne e ragazze sono oggetto di traffico in tutta la regione.

Il giorno prima della partenza vado a passeggiare in una delle strade più trafficate del centro. A un certo punto sento un ragazzo davanti a me dire al suo amico in romeno: “Mamma mia, che culo che ha la bionda!”. La bionda in questione si gira e insulta sua madre. Scoppio a ridere. E anche loro ridono. Alla fine andiamo tutti a mangiare nello stesso posto. E scopriamo che abitiamo a Bucarest, a poco più di un paio di chilometri di distanza.

(Traduzione di Mihaela Topala)

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano romeno Dilema Veche.

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