20 dicembre 2016 12:07

Ho dodici anni, ne compirò tredici a dicembre. E sono innamorato della principessa bionda del mio palazzo fino alla punta delle mie orecchie a sventola. Le ho chiesto l’amicizia e lei ha accettato con fare regale, all’inizio della primavera. Aspetto con trepidazione che esca dall’aula per tenerle la mano. Dan e Marius, i miei rivali coetanei, mi sembrano improvvisamente parecchio più gialli del solito e immagino che la causa sia l’invidia, non la mancanza di sole e melatonina. Cerco con difficoltà di controllarmi e di non farmi trascinare dall’entusiasmo. Da quando faccio parte della banda dei ragazzini del palazzo, evitiamo di discutere del fatto che sono un corvo (il nome usato in tono spregiativo per indicare i rom) e ci comportiamo come se fossi un diretto discendente, magari un po’ scuretto, di Decebalo e di Traiano.

La scuola della principessa è a circa dieci minuti di corsa dalla mia, cosa che mi aiuta a tenermi in forma per il calcio. Gioco in una squadra di club, l’Universitatea Craiova, e nella squadra della scuola, anche se sono il più piccolo di tutti.

Sono tra i primi tre della classe, e con ogni probabilità sarei il primo, o almeno il secondo, se mio padre non fosse un alcolista e mia madre una zingara. Inoltre, abbiamo la fortuna di essere poveri in canna. La professoressa di matematica e quella di romeno fumano sigarette Kent, d’importazione, e sia i genitori di Marcel sia quelli di Anca, i miei rivali a scuola, sembrano aver investito massicciamente nei prodotti di quei maledetti capitalisti americani. Al contrario, noi investiamo esclusivamente in beni autoctoni: sigarette nazionali di marca Carpaţi e Mărăşeşti e grappa di prugne (in particolare mio padre e lo zio Gogu) oltre a cipolla, verza, patate, gas e olio (in particolare la mamma e la zia Ana). I mio prof non sembrano ovviamente troppo impressionati dalle stock option della nostra famiglia allargata.

Geni diversi
Con una mossa senz’altro ben ponderata, all’inizio dell’inverno mio fratello ha cercato di attraversare il Danubio per fuggire dal paese con l’aiuto di un pallone da pochi lei. Mio fratello non sa nuotare. Fortunatamente è stato catturato. Ma ho l’impressione che la cosa mi abbia per sempre privato di ogni minima possibilità di diventare capoclasse o di avere un ruolo nel partito. La sua fortuna è che mio fratello ha gli occhi verdissimi, è parecchio carino e fa palestra. D’altra parte, usa il cervello il più raramente possibile. È risaputo che il cervello è l’organo del corpo che consuma più energia e, come ogni ragazzo responsabile, forse mio fratello è preoccupato per la difficilissima situazione energetica in cui si trova il paese. Ma dubito che sia mosso da convincimenti politici o scientifici: l’uso parsimonioso della materia grigia sembra proprio il suo naturale talento.

Io, però, non ho i suoi stessi geni, e – considerato che l’unico modo che ho per impressionare le ragazzine è raccontare storie – devo sforzarmi e studiare.

La principessa bionda ha dieci anni e mi tiene per mano anche quando passeggiamo intorno al palazzo

L’estate è cominciata e io cerco di evitare il sole: mi sono accorto che ho un debole per le belle ragazze bionde ma anche che i loro genitori non hanno troppo in simpatia i ragazzini un po’ scuri di pelle.

Ogni mattina mi sfrego scrupolosamente il viso con una spazzola dura, ma senza ottenere l’effetto sperato: quella strega della madre della principessa non è l’unica nel palazzo a considerarmi una specie di subumano.

Con il senno di poi, sono felice che allora non esistessero creme sbiancanti per la pelle, altrimenti avrei cercato di rubare la razione giornaliera di grappa di mio padre fino all’ultima goccia o avrei ricominciato con le piccole truffe organizzate durante i funerali. Se avessi davvero sottratto a mio padre i soldi per le sue bevute, avrei seriamente rischiato di essere coinvolto direttamente in uno dei suddetti funerali, ma nel ruolo di protagonista principale.

Non sono più amico di Costinel, perché ha cominciato a fumare, peccato mortale secondo mia madre. A casa già mi prendo abbastanza botte, e non ho certo bisogno che mia madre usi il suo mestolone di legno anche per farmi passare la voglia di fumare.

Il mio filosofo preferito
Marinela ha quattordici anni e vive al primo piano, nella scala vicina alla mia. Grasu la considera la più bella del palazzo. Sul tema, però, non c’è accordo a causa di Mirela, che è un po’ più bruttina ma è decisamente più prosperosa. A quanto pare sono l’unico della squadra di calcio del palazzo a non considerare così importanti le misure e a non perdere il lume della ragione ogni volta che Mirela si china. Non sono ancora entrato nella pubertà. La principessa bionda ha dieci anni e mi tiene per mano anche quando passeggiamo intorno al palazzo. Sento di meritarmi il soprannome che mi ha dato Dan non senza una punta d’invidia: Bulibaşa, il re degli zingari.

Alla fine dell’estate, tuttavia, le cose cambiano.

Settembre è agli inizi. È tarda sera e sono triste perché la scuola sta per cominciare. Salgo sull’albero vicino alla scala tre del palazzo per riuscire a guardare la televisione a colori del signor Olteanu, capostazione e papà di Marinela. Sono solo, non ci sono né Cristi né Duţu. A un certo punto si accende la luce nella stanza accanto a quella della tv, la camera di Marinela. Guardo incuriosito quello che fa Marinela. La tv, del resto, è una noia totale, c’è la solita trasmissione idiota con o su Ceaușescu.

Marinela prende il pigiama dall’armadio e comincia a spogliarsi. A questo punto Grasu diventa improvvisamente il mio filosofo preferito. Marinela ha i seni più belli del mondo. L’incontro è così emozionante che mi accorgo di perdere il controllo delle ghiandole salivari. Quei due o tre secondi passati a fissare le grazie di Marinela mi fanno perdere l’equilibrio e cadere dal ramo. I riflessi funzionano bene e non mi faccio male: sono riconoscente al partito per aver assegnato ai cittadini privilegiati gli appartamenti al primo piano. Rimango confuso e a bocca aperta.

Sono entrato nell’adolescenza, e nella mia vita ha fatto irruzione in modo drammatico una nuova dimensione: il sesso.

(Traduzione di Mihaela Topala)

Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale romeno Dilema Veche.

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