22 novembre 2016 19:00

Erri De Luca, La natura esposta
Feltrinelli, 123 pagine, 13 euro

Erri De Luca definisce La natura esposta un racconto teologico. È il primo libro che ha scritto dopo la sua assoluzione al processo No Tav in cui era accusato d’istigazione a delinquere. È un racconto breve, denso, essenziale, come tutte le opere di questo scrittore fuori dal comune. Anche la storia che racconta e che, afferma De Luca, “proviene da un ascolto”, è molto particolare. Il narratore, abitante di un paesino montano, fa piccoli lavori di riparazione alle sculture delle chiese. Conoscendo bene la montagna, accompagna anche gli “stranieri spaesati”, gli immigrati che “da qualche tempo arrivano in paese” e vogliono attraversare il confine.

Contrariamente a tutti gli altri lui non si fa pagare. Questo gli crea dei nemici e alla fine lo obbliga ad andarsene in cerca di fortuna. Scende in un paesino sul mare e il parroco gli affida un lavoro molto delicato: deve togliere un panneggio a una bellissima scultura di marmo, un crocifisso, per far riemergere l’opera originale dello scultore. Togliere quel panno però significa danneggiare quello che copriva, cioè “la natura”, secondo il dialetto del nordest. Scoprendola e ricostruendola, il protagonista del romanzo rivivrà l’intensa e appassionante esperienza dello scultore fino alla sua “identificazione fisica con il crocifisso”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 18 novembre 2016 a pagina 94 di Internazionale.Compra questo numero| Abbonati

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