03 agosto 2015 19:31

“Siamo a piazza Tahrir per denunciare la corruzione”, dicevano i manifestanti che il 31 luglio si sono riuniti nel centro di Baghdad. Giornalisti e attivisti delle ong hanno organizzato una grande protesta nella capitale dopo che per settimane si sono succedute delle piccole manifestazioni nel sud del paese, ad Al Amara, Nassiriya e Bassora.

Ancora una volta a scatenare la rabbia della popolazione è stata la carenza di elettricità (gli iracheni hanno a disposizione meno di cinque ore di corrente al giorno), soprattutto in un periodo in cui le temperature hanno raggiunto i 50°. Mia sorella Huda mi ha mandato la foto di un semaforo che si scioglieva sotto il sole, con un breve commento: “Immagina cosa potrebbe succedere a un essere umano”.

Il problema non è solo l’elettricità, ma la corruzione all’origine dei disservizi, mi ha spiegato uno degli organizzatori della manifestazione, Hamid Abdul Hussain. Nelle ultime settimane sono state pubblicate nuove cifre sulla corruzione, causando uno scontro tra i principali partiti. Dal 2003 cinque diversi ministri dell’elettricità hanno sprecato decine di milioni di dollari senza che la fornitura di elettricità sia minimamente migliorata.

Alcuni temono che le manifestazioni possano compromettere i preparativi per l’attacco finale contro il gruppo Stato islamico a Ramadi e a Mosul. Ma i giovani manifestanti che sono stati uccisi dalla polizia a Bassora avevano dei fratelli che combattono nelle milizie sciite impegnate contro i jihadisti a Ramadi. E anche i giornalisti che hanno organizzato la protesta di Baghdad sono dei forti sostenitori della lotta contro lo Stato islamico.

Altri sono preoccupati che alcuni partiti strumentalizzino le manifestazioni per attaccare il primo ministro Haider al Abadi. Ma gli organizzatori hanno fatto sapere di non avercela solo con lui, ma con tutti i corrotti del governo. “Risponderà alle nostre richieste?”, si chiedono. Molto dipenderà da quanto si diffonderanno e quanto dureranno le manifestazioni.

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