24 marzo 2017 11:50

Siamo a un punto di svolta. L’esercito iracheno è a pochi metri dal centro di Mosul. Si avvicina la fine della sanguinosa guerra contro il gruppo Stato islamico (Is). Il primo ministro Haider al Abadi è da poco tornato da un’importante visita negli Stati Uniti, dove ha incontrato il presidente Donald Trump e i suoi collaboratori. Non ha dichiarato nulla, ma sembra che Washington comincerà a fare pressioni sull’Iran dall’Iraq chiedendo una riduzione delle milizie sciite (sostenute da Teheran) dopo la fine della battaglia di Mosul.

Moqtada Al Sadr, il leader della milizia Saraya al salam, uno dei gruppi più numerosi, ha annunciato che alla fine della battaglia i suoi uomini abbandoneranno le armi. Ma oggi, 24 marzo, ha dato il suo sostegno a una grande manifestazione a Baghdad.

Un punto nevralgico
“La prossima settimana ci saranno dei giorni caldi!”, ha commentato Abu Nazar, 56 anni, proprietario di un piccolo ristorante su piazza Al Andalus, un punto nevralgico della capitale. Di fronte al suo ristorante c’è la sede del Partito comunista iracheno, alle sue spalle gli uffici della tv Al Jazeera. Pochi metri sulla destra sorge un grande hotel sorvegliato da guardie armate frequentato da imprenditori statunitensi.

“Negli ultimi anni sono sopravvissuto a sei esplosioni”, dice Abu Nazar. “Ma ho paura di quello che succederà nei prossimi giorni. Cosa ci scommettete che torneremo a una situazione simile al 2003 e che gli Stati Uniti useranno il nostro paese per fare la loro guerra all’Iran?”.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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