11 giugno 2013 07:00

Le sue motivazioni non erano finanziarie e nemmeno ideologiche. Rivelando al Washington Post e al Guardian che l’Agenzia nazionale per la sicurezza americana (Nsa) aveva accesso ai più grandi server del mondo e che tutte le mail, le chat e i trasferimenti di dati potevano essere letti o ascoltati negli Stati Uniti, Edward Snowden ha risposto a un’esigenza morale.

Oggi Snowden è un uomo braccato, un giovane conservatore di 29 anni che ha distrutto la sua carriera e la sua vita perché ha ritenuto che fosse suo dovere di cittadino denunciare un gigantesco meccanismo di spionaggio da cui nessuno è al riparo. Snowden ha messo a nudo il suo stesso governo, e per questo è un eroe della lotta per la difesa della libertà. Non possiamo far altro che inchinarci davanti al suo coraggio, al suo spirito di responsabilità che lo ha spinto a denunciare un sistema facendo attenzione a non compromettere le indagini in corso o la sicurezza delle persone.

Dalle rivelazioni di Snowden possiamo trarre due conclusioni. La prima è che il più grande successo di al Qaeda è stato quello di aver sgretolato il diritto in quegli stati di diritto che sono le democrazie moderne. Sapevamo già che la “guerra al terrore” scatenata da George Bush dopo l’11 settembre aveva spinto gli Stati Uniti a organizzare rapimenti e a istituzionalizzare la tortura, fino a quando Barack Obama ha messo fine a queste pratiche. Oggi sappiamo anche che la segretezza delle comunicazioni personali e il rispetto della vita privata delle persone, garantiti dalle leggi di tutti i paesi democratici, sono stati clamorosamente violati persino nella prima potenza democratica del mondo.

Abbiamo constatato che la guerra cancella le leggi, e, fatto ancora più grave, sappiamo che è estremamente difficile tornare indietro dopo aver calpestato il diritto. Barack Obama non riesce a chiudere la botola di Guantanamo perché non è possibile giudicare i prigionieri che hanno confessato i loro crimini sotto tortura, e intanto continua a difendere il meccanismo di spionaggio su larga scala perché i servizi segreti lo hanno convinto che è stato utile per sventare diversi attentati.

Su questo punto al Qaeda ha clamorosamente vinto la sua battaglia contro la democrazia americana. Il coraggio di Edward Snowden ci ricorda che la lotta per la libertà non dev’essere abbandonata, perché nessuna legge può reggere davanti a una minaccia che giustifica l’impiego di mezzi illegali che una volta sdoganati diventano la norma.

La seconda conclusione da trarre dalle rivelazioni di Snowden, che in sostanza non fanno che confermare i nostri sospetti, è che importanti innovazioni come l’informatica e internet costituiscono anche grandi minacce. È molto più facile intercettare una mail piuttosto che una lettera, e i progressi di cui beneficiamo agevolano anche le forme di controllo e rappresentano un pericolo per gli stati e la sicurezza collettiva. Oggi infatti il lavoro di un informatico può valere quello di un’intera rete di spionaggio, e un cyber attacco può essere più fulmineo di un’offensiva militare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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