26 giugno 2013 07:00

Se l’elezione fosse a suffragio diretto, Angela Merkel non avrebbe alcun problema. L’attuale cancelliera è infatti talmente popolare – e il suo avversario social democratico Peer Steinbrûck così scialbo e inadeguato – che otterrebbe facilmente il suo terzo mandato.

Il problema è che non saranno gli elettori a sceglierla alle elezioni di settembre, ma i deputati eletti dal popolo. Questa differenza assume un peso rilevante considerando che il partito di Merkel è molto meno popolare della cancelliera, e i suoi alleati liberali non sono sicuri di superare lo sbarramento del 5 percento ed entrare nuovamente in parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi, inoltre, i socialdemocratici e i Verdi otterrebbero gli stessi voti rispetto ai cristiano-democratici.

Dunque per Angela Merkel non c’è nulla di scontato, e la cancelliera potrebbe essere costretta a governare con la sinistra, come accaduto in occasione del suo primo mandato. In alternativa, fatto del tutto nuovo ma per nulla impossibile, Merkel potrebbe dover stringere un’alleanza con i verdi, che potrebbero raggiungere il 15 per cento delle preferenze. In queste condizioni la cancelliera deve impegnarsi a fondo per non rischiare in futuro di dover fare troppe concessioni ai partner che gli elettori le imporranno.

Le prospettive legate alle elezioni tedesche rivestono una grande importanza non soltanto per la Germania, ma anche per l’Unione europea, anche perché Angela Merkel, nel tentativo di far guadagnare più seggi possibile al suo partito, è improvvisamente diventata… socialdemocratica. Saccheggiando le proposte della sinistra, domenica la cancelliera ha promesso di aumentare i sussidi familiari e le pensioni, istituire un salario minimo per settore e investire diverse decine di miliardi di euro nelle infrastrutture.

In Germania gli introiti del fisco sono in aumento, e dunque Merkel dovrebbe riuscire a mantenere le sue promesse senza aumentare la pressione fiscale. In altre parole è possibile che la Germania entri in una fase di crescita keynesiana e di rilancio degli investimenti pubblici che avrebbe naturalmente  ripercussioni importanti per gli altri paesi dell’Unione.

In questo senso Merkel si sta piegando alle argomentazioni degli europei, degli americani e dei molti economisti che l’hanno invitata ad approfittare della buona salute dell’economia tedesca per spalleggiare i partner europei aumentando le loro esportazioni attraverso un incremento dei consumi tedeschi.

La cancelliera l’ha chiaramente ammesso martedì sottolineando che il suo paese dev’essere “un polo di stabilità” ma anche “rendere possibili le esportazioni verso la Germania”, perché “sappiamo tutti che se vogliamo stare bene, anche l’Europa deve stare bene”.

Convertendosi alla religione della crescita, Angela Merkel legittimerà anche le aspirazioni della Francia e di altri paesi di un rilancio comune attraverso gli investimenti europei, compiendo un passo avanti decisivo verso quell’abbinamento tra rigore e crescita che François Hollande chiede fin dal giorno della sua elezione.

Il programma elettorale di Angela Merkel, insieme alle proposte sulla governance comune dell’eurozona avanzate da Francia Germania  il mese scorso, è il segno che in Europa il vento sta davvero cambiando.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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