11 ottobre 2013 07:00

L’Unione europea è in guai seri. Ormai è associata regolarmente alle politiche d’austerity imposte dai leader dei 28 per ridurre l’indebitamento degli stati, e questo la rende estremamente impopolare. La sigla Ue è diventata un sinonimo di tagli alla spesa pubblica, peggioramento del tenore di vita e ridimensionamento dell’assistenza sociale, e i cittadini del Vecchio continente sono sempre più propensi a rifiutare l’idea stessa dell’unità dell’Europa.

A questo punto è possibile (se non probabile) che le elezioni europee della prossima primavera sanciscano il trionfo di formazioni eurofobe il cui obiettivo primario è quello di smembrare l’Unione e ripristinare le frontiere e le valute nazionali. L’unità dell’Europa è sempre più a rischio, e l’Unione suscita la sfiducia e l’ostilità dei suoi cittadini, pronti a dire “no” ai trattati necessari a dotarla di leader eletti in base a un programma per l’Europa e responsabili davanti ai loro elettori. L’Ue attraversa insomma una crisi politica ben più grave di quella economica da cui sta lentamente uscendo. Anche per questo viene da chiedersi se allo stato attuale è ancora possibile salvare l’Europa?

Sì, certo che è ancora possibile, ma a condizione di dimostrare che l’unità è la via per reindustrializzare l’Europa, creare nuovi posti di lavoro e favorire la crescita e il ritorno della fiducia nel futuro. Le potenzialità ci sono tutte, perché l’Ue è la prima potenza economica mondiale, beneficia di un livello d’istruzione senza eguali ed è abbastanza ricca da investire nella ricerca e nell’industria per essere competitiva sulla scena globale.

L’Europa è perfettamente in grado di riprendersi, ma a tre condizioni. La prima è che pur portando avanti l’indispensabile sforzo per risanare i conti, l’Ue decida di investire in una politica industriale comune per affrontare la concorrenza degli Stati Uniti e dei paesi emergenti. La seconda è che l’Europa armonizzi le sue politiche economiche, sociali e fiscali risolvendo il paradosso di avere una moneta unica e 17 politiche economiche diverse e spesso divergenti. La terza è che l’Ue trasformi l’eurozona in un’unione politica dotata di un governo e di obiettivi comuni.

Inizialmente tutto questo si potrà fare senza una modifica dei trattati. Si tratta innanzitutto di risanare e fare ripartire l’eurozona, ed è su questa linea che Francia e Germania hanno trovato un accordo in primavera. Sappiamo come fare e cosa fare. Ora è arrivato il momento di agire, e alla svelta. Prima che sia troppo tardi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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