22 novembre 2013 07:00

Mentre prosegue il negoziato con l’Iran, nella giornata di giovedì l’Europa ha registrato due notizie importanti.

La prima è che Angela Merkel ha annunciato davanti a una platea di industriali tedeschi di essere pronta ad accettare l’introduzione di un salario minimo. La cancelliera non ha nascosto il suo disappunto – “non la considero una cosa giusta”, ha dichiarato – ma ha ammesso di non avere altra scelta, perché senza il salario minimo i socialdemocratici non intendono entrare nella coalizione di governo.

Anche la sinistra ha dovuto fare un passo indietro, rinunciando all’aumento della pressione fiscale sui redditi più alti. L’accordo tra i socialdemocratici e i democristiani è essenziale per evitare nuove elezioni perché, pur avendo vinto le legislative di settembre, la destra non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Oggi la Germania non può perdere altro tempo, e così i tedeschi avranno la loro grande coalizione e il loro salario minimo, che la sinistra vorrebbe fissare a 8,50 euro l’ora.

Si tratta di un cambiamento importante, sia per i lavoratori tedeschi che per il resto dell’Unione. Con l’aumento del potere d’acquisto dei suoi cittadini, infatti, la Germania importerà più beni di consumo, contribuendo al rilancio delle economie europee e mettendo fine al suo dumping salariale così dannoso per l’industria degli altri paesi dell’Unione europea.

La svolta della Germania – dove al momento abbondano gli stipendi inferiori a 5 euro l’ora – dovrebbe accelerare il cammino  verso la crescita economica in Europa, invocato da molti e già in atto, seppur lentamente, da diversi mesi.

La seconda notizia è che l’Ucraina ha rinunciato all’accordo di associazione che avrebbe dovuto firmare con l’Unione europea la prossima settimana. I 28 paesi dell’Ue avevano posto come condizione la grazia o l’autorizzazione a farsi curare all’estero per Julia Timoshenko, leader dell’opposizione condannata per malversazione e incarcerata dopo un processo discutibile. Dietro il passo indietro del governo ucraino c’è chiaramente la forte controffensiva della Russia, preoccupata da una possibile intesa economica tra Ucraina e Unione europea.

Minacciando Kiev di chiudere le frontiere alle sue esportazioni e offrendo tutti gli aiuti immaginabili, Mosca ha convinto il presidente ucraino a restare sotto la sua influenza piuttosto che avvicinarsi all’occidente e, considerata l’attuale situazione economica, l’Unione non ha potuto rilanciare. Per quanto sia umiliante, al momento l’Europa ha meno da offrire all’Ucraina rispetto a una Russia impegnata a ricostruire il suo impero.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it