12 marzo 2014 07:00

L’unica buona notizia è che martedì i capi delle diplomazie di Russia e Stati Uniti hanno parlato al telefono della crisi ucraina. Sergei Lavrov e John Kerry hanno discusso le rispettive proposte volte a “garantire la pace e la concordia nel paese”, ma purtroppo questo dialogo non ha prodotto risultati concreti.

Parlare di “preparativi di guerra” sarebbe esagerato, mentre l’espressione “tensione in aumento” non rende giustizia alla gravità della situazione. Forse il modo migliore per descrivere la situazione è dire che le parti in causa stanno continuando ad alzare la posta a una velocità inquietante.

Ostile nei confronti di Mosca come lo sono ormai tutti i leader occidentali, un alto funzionario europeo che segue la situazione da vicino mi ha confessato che ci stiamo avvicinando al momento in cui l’unica risposta possibile alle azioni della Russia sarà integrare l’Ucraina nella Nato per garantirle protezione. Ancora non se ne parla pubblicamente, ma in Europa e negli Stati Uniti sta prendendo piede l’idea che Putin può annettere la Crimea alla Russia, ma non bisogna in alcun modo permettergli di rimettere le mani sul resto dell’Ucraina.

Nel frattempo il processo di annessione della Crimea, la linea rossa tracciata dagli occidentali, prosegue rapidamente. Martedì mattina il parlamento della penisola, che gode dello status di Repubblica autonoma all’interno dell’Ucraina ma ha fatto parte della Russia fino al 1954 ed è ormai sotto il controllo militare di Mosca, ha adottato con 78 voti favorevoli e 3 contrari una “dichiarazione d’indipendenza” che anticipa il referendum di domenica prossima sull’annessione alla Federazione russa.

Il ministro degli esteri russo ha sottolineato che la dichiarazione è “perfettamente legale”, mentre la Duma ha annunciato che il prossimo 21 marzo esaminerà un progetto di legge che permetterebbe l’annessione di un “territorio straniero” (senza ulteriori precisazioni) alla Federazione.

L’integrazione della Crimea all’interno dello stato russo è già partita, e la scelta della data da parte della Duma non è casuale. Il 21 marzo è infatti in programma il prossimo Consiglio europeo, il conclave dei 28 capi di stato e di governo che sarà di fatto dedicato all’Ucraina. Inizialmente il vertice avrebbe dovuto occuparsi della politica energetica dell’Unione, ma a questo punto è probabile che gli europei si concentrino in particolare sulla riduzione della dipendenza energetica e sul percorso da intraprendere per emancipare l’Europa dal gas russo.

Il messaggio che gli europei vogliono rivolgere a Putin è chiaro: l’Europa può sopravvivere senza la Russia, mentre Mosca non può fare a meno delle esportazioni verso il vecchio continente senza mettersi nelle mani della Cina. Intanto, in vista dell’accordo di associazione con l’Ucraina, il Consiglio dovrà stabilire una franchigia doganale per Kiev, mentre la Nato si prepara a svolgere delle manovre nel Mar Nero a largo delle coste della Crimea.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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