25 agosto 2014 07:00

Ai confini dell’Unione europea e della Federazione russa, nel cuore dell’Europa, è ormai in corso una vera e propria guerra. Dopo l’annessione della Crimea voluta da Vladimir Putin l’Ucraina orientale è diventata teatro di violenti combattimenti tra l’esercito di Kiev e i separatisti finanziati e armati da Mosca. Il bilancio aggiornato parla di 2.200 morti e 400mila profughi, ma qual è la posta in gioco nel conflitto? Possiamo sperare che lo scontro non diventi permanente?

L’obiettivo della Russia è chiaro. Putin vuole “rimediare” al crollo dell’impero sovietico e reintegrare nella sfera d’influenza di Mosca tutti i paesi usciti dall’Urss dopo la caduta del muro di Berlino. Il Cremlino intende cominciare dall’istituzione di un protettorato sull’Ucraina, ma dato che Putin non vuole rischiare una guerra con l’occidente né rompere i legami economici con gli Stati Uniti e l’Ue, la Russia non si azzarda a inviare i carri armati a Kiev, e dopo aver conquistato la Crimea si accontenta di destabilizzare il paese per mezzo dei separatisti.

Nel frattempo l’Ucraina (o almeno la maggior parte della sua popolazione) rifiuta di sottomettersi al vecchio padrone, difende la sua indipendenza e vorrebbe entrare a far parte al più presto dell’Unione europea, più che della Nato. Al contrario di Ucraina e Russia, la posizione degli occidentali non è ben delineata. Le grandi potenze non intendono permettere la rinascita dell’impero russo, ma allo stesso tempo non vogliono entrare in questa guerra o rompere con la Russia (da cui dipendono dal punto di vista diplomatico ed economico) né tantomeno aprire all’Ucraina le porte dell’Unione e della Nato assumendosi il compito di ricostruire il paese e difenderlo con le armi.

Il sostegno politico accordato a Kiev dagli occidentali scongiura un’invasione della Russia, ma non impedisce a Putin di continuare a destabilizzare l’Ucraina. Al momento ci sono tutte le condizioni per un conflitto limitato ma duraturo, con lo spettro di un’improvvisa escalation sempre dietro l’angolo. Intanto il dialogo continua, e il 26 agosto ucraini, russi ed europei si incontreranno nuovamente in Bielorussia. Tuttavia il negoziato non sembra poter partorire una soluzione definitiva, che nascerà soltanto da un accordo di cooperazione continentale tra l’Unione europea e la Federazione russa.

Siamo ancora lontani dalla fine del tunnel, perché gli europei sono troppo deboli e disuniti e i russi troppo sicuri di sé per costruire insieme la loro casa comune, il continente Europa.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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