24 ottobre 2014 15:20

Il negoziato era talmente complesso che molti non credevano potesse riuscire. E invece dopo otto ore di discussione i 28 leader europei hanno trovato, in piena notte, un accordo sulla lotta al riscaldamento globale.

Immediatamente definite insufficienti dagli ecologisti, le loro decisioni sono in realtà ambiziose, perché prevedono entro il 2030 (e rispetto ai livelli del 1990) una riduzione del 40 per cento delle emissioni di gas serra, di portare al 27 per cento la quantità di energie rinnovabili rispetto al totale del consumo e di risparmiare il 27 per cento dell’energia.

Non è poco, soprattutto considerando l’ostilità dei paesi meno ricchi dell’Unione europea (Ue), a partire da quelli ancora molto legati al carbone come la Polonia. Questo spiega la lunghezza e la difficoltà dei negoziati, che allo stesso tempo sono stati facilitati da tre elementi esterni.

Il primo è la crisi ucraina. Da quando Vladimir Putin è impegnato a destabilizzare Kiev, i 28 paesi dell’Ue (soprattutto la Polonia) hanno capito quanto sia pericoloso continuare a dipendere dal gas e dal petrolio della Russia.

Bisogna ridurre questa dipendenza e di conseguenza il consumo europeo di energie fossili, tanto più che l’approvvigionamento dal Medio Oriente diventa sempre più incerto.

E qui siamo alla seconda ragione che ha facilitato i negoziati. Al di là dei jihadisti dello Stato islamico, infatti, la regione è entrata in una lunga fase di conflitto tra le due grandi correnti dell’islam, sciismo e sunnismo, e le due potenze rivali che le rappresentano, Iran, e Arabia Saudita.

L’estrazione petrolifera potrebbe essere turbata da questa incertezza, e questo invita a sposare la sobrietà energetica.

Il terzo elemento che ha portato all’accordo notturno tra i paesi europei è la necessità di investire per rilanciare la crescita.

Nonostante l’insistenza sul ripristino degli equilibri di bilancio, la Germania ha ammesso che bisogna investire (pur senza dirlo apertamente).

In Europa le cose stanno cambiando, e a questo punto è utile invocare l’emergenza climatica per superare i disaccordi economici tra i 28 e mettere da parte molto denaro per la transizione energetica, creare posti di lavoro, sviluppare la ricerca, aumentare la competitività delle aziende dell’Ue, tagliare le importazioni, collegare le reti e trasformare l’Europa in una potenza virtuosa capace di dare l’esempio al resto del mondo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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