12 ottobre 2012 11:01

C’era una volta un padre single di due gemelle che per caso si ritrovò ad abitare insieme a un altro padre single di un bambino di un anno… Certe cose capitano solo nelle favole. E in Italia. Dove io, mio marito e i nostri tre figli siamo considerati come un bizzarro fenomeno che farebbe la gioia dei sociologi.

Eppure ci basta oltrepassare una qualunque frontiera italiana per ritrovarci magicamente sposati. Niente male, eh? Sono certo che a molti italiani non dispiacerebbe affatto potersi prendere una pausa dal matrimonio semplicemente passando un weekend all’estero.

Ma questo privilegio è riservato alle coppie di persone omosessuali. Grazie alla giungla dei diritti lgbt in Europa, che va dal riconoscimento dell’uguaglianza in Spagna fino al deserto giuridico dell’Italia, la Grecia e la Polonia.

Passando per tutte le sfumature possibili. Così che in Spagna io sono sposato con tre figli; in Svizzera sono sposato con due figlie e ho qualche responsabilità nei confronti del figlio di mio marito; in Francia ho due figli e un’unione civile con il mio compagno e in Italia sono un padre single di gemelle. Che si è trovato per caso ad abitare con un altro padre single di un bellissimo bambino.

Finché si parla di matrimonio, la cosa è seccante ma non gravissima. Ma chi spiega a quel bellissimo bambino che, se andiamo in vacanza in Polonia, io non sono più suo padre?

Lo scorso anno si è svolta a Strasburgo una conferenza intitolata: “La mancanza del riconoscimento reciproco di unioni civili e matrimonio omosessuale tra gli stati membri dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa: un ostacolo alla libertà di movimento delle persone?”. La risposta è stata: “Sì”.

Vi faccio un esempio: due padri gay spagnoli adottano una bambina a Siviglia, poi si trasferiscono per lavoro a Torino. E le nostre istituzioni come gestiscono la cosa? Li trattano come due uomini single che per caso si trovano a vivere con una bambina di due anni?

La scuola, gli ospedali, gli uffici pubblici italiani saranno costretti a riconoscere questa famiglia. Tanto più che, in mancanza di un genitore biologico, non si potrà neanche applicare quella tanto amata discriminazione basata sulla presunta idea di “padre vero”.

Quando ci siamo trasferiti in Svizzera ci siamo trovati più meno nella stessa situazione. Come far capire all’ufficio visti di Berna che questi due padri single in arrivo erano in realtà una famiglia?

Molto semplice: gliel’ha spiegato la multinazionale per cui lavora mio marito. È bastato che raccontassimo i fatti all’ufficio del personale e la multinazionale, usando tutto il suo potere multinazionale sulla piccola Svizzera, ha garantito per noi e ci ha fatto ottenere a tutti il permesso di soggiorno.

Assumendo persone che arrivano da ogni angolo del mondo, le multinazionali si stanno assestando su standard di rispetto molto alti, perché a loro non interessa con chi sei sposato, ma solo quanti soldi gli fai guadagnare. E non hanno certo tempo di mettersi a litigare con tutte le diverse legislazioni in fatto di omosessualità.

E vi sembra normale? Vi sembra giusto che la prima istituzione a trattarci come una vera famiglia sia stata una multinazionale? Che il sistema capitalistico elargisca più libertà e rispetto delle nostre istituzioni politiche?

Caso a parte è poi l’Onu, che qui a Ginevra applica il principio della legislazione del paese di provenienza. In pratica, se sei gay e italiano ti becchi il simpatico trattamento che ti riserva il tuo paese e, per esempio, non puoi far avere il permesso di soggiorno al tuo compagno, neanche se te lo sposi in Svizzera.

E mentre tu ti perdi tra le scartoffie in cerca di una soluzione, la tua collega finlandese è scesa in pausa pranzo con sua moglie e i loro nove figli.

Anni fa un amico francese mi raccontava che la Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma per cui lui lavorava, per far arrivare i coniugi gay nel nostro paese aveva trovato una bella soluzione all’italiana: utilizzare il visto per personale di servizio a cui aveva diritto ogni funzionario.

Come a dire: invece della donna delle pulizie ti porti tuo marito. E che problema c’è?

C’è un problema di dignità, rispetto e uguaglianza.

Solo quando sarà riconosciuta in tutti i paesi la completa uguaglianza tra le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale potremo uscire dalla giungla dei diritti e finalmente scrivere: “E vissero felici e contenti”.

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