07 agosto 2013 11:28

Forse quello psichiatrico è l’unico approccio possibile per analizzare il preoccupante caos politico nel quale sta precipitando l’Italia dopo la condanna di Silvio Berlusconi. Ci prova il noto psichiatra Vittorino Andreoli che sull’Huffington Post mette sul lettino il paese, arrivando a una diagnosi impietosa: “L’Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi”.

Per il professor Andreoli i sintomi della malattia mentale dell’Italia sono quattro. Il primo è il masochismo nascosto: “Il piacere di trattarsi male e quasi goderne”. Il secondo è “l’individualismo spietato”, che il famoso psichiatra illustra con un esempio: “Immagini dieci persone su una scialuppa con il il rischio di andare sotto. Invece di dire ‘cosa possiamo fare insieme noi dieci per salvarci?’, scatta l’io. Io faccio così, io posso nuotare, io me la cavo in questo modo… individualismo spietato, che al massimo si estende a un piccolissimo clan. Magari alla ragazza che sta insieme a te sulla scialuppa”.

Terzo sintomo: la recita. “Noi esistiamo per quello che diciamo, non per quello che abbiamo fatto. La patologia della recita: l’italiano indossa la maschera e non sa più qual è il suo volto. Sta bene solo se recita, se diventa lui l’attore. Ah, che meraviglia: sto parlando. Tutti mi dovete ascoltare”. Quarto punto della diagnosi: la fede.”Noi viviamo in un disastro, in una cloaca, ma crediamo che domattina alle otto ci sarà il miracolo che ci cambia la vita. Chi se ne importa se ci governa uno o l’altro, se viene il padre eterno o Berlusconi, chi se ne importa dei conti, tanto domattina c’è il miracolo”.

Penso che quella di Andreoli, pur usando toni ironici, sia un’analisi molto lucida e azzeccata. Ed è preoccupante che uno dei massimi rappresentanti della psichiatria italiana non veda una terapia possibile: “Nessuno psichiatra può salvare questo paziente che è l’Italia. Non posso nemmeno toglierti questi sintomi, perché senza ti sentiresti morto. Se ti togliessi la maschera ti vergogneresti, perché abbiamo perso la faccia dappertutto. Se ti togliessi la fede, ti vedresti meschino. Insomma, se trattassimo questo paziente secondo la ragione, secondo la psichiatria, lo metteremmo in una condizione che lo aggraverebbe. In conclusione, senza questi sintomi il popolo italiano non potrebbe che andare verso un suicidio di massa”.

Analisi poco rassicurante. Forse la distanza tra l’Italia e il resto del mondo non è stata mai così siderale. Basta sfogliare un giornale o guardare una tv qualsiasi. Non importa se spagnola, coreana o inglese. Ininfluente se progressista o conservatrice. Per il prestigioso settimanale tedesco Die Zeit Berlusconi è “il peggior ciarlatano politico del dopoguerra in Europa”, per il Financial Times semplicemente “il buffone di Roma”. Nessuno capisce il fiume di esternazioni, i lamenti, l’isterismo dilagante, le scene di vittimismo. Lo sguardo sull’Italia è ormai infastidito, non c’è più voglia di scusare l’anomalia infinita del paese.

Anche perché nessuno riuscirebbe a capire perché Daniela Santanchè, che pochi anni fa aveva invitato a “non votare per Berlusconi, perché vede le donne orizzontali”, oggi lo osanna. O perché Paolo Guzzanti, che lo aveva definito “un gran porco”, oggi spera nella sua rivoluzione liberale. Stanno bene solo se recitano, proprio come dice lo psichiatra. La solitudine dell’Italia abbracciata al Cavaliere è totale. Un paese malato e incurabile, secondo Andreoli. Che per definire la situazione precaria del paziente Italia usa un verso di Giuseppe Ungaretti sull’uomo “attaccato sul vuoto al suo filo di ragno”. Che potrebbe anche spezzarsi.

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