27 giugno 2013 00:00

“Sono convinta che a questo punto non sia più dignitoso che io mi fermi. La strada del mio matrimonio è segnata: non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni. Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale. Io e i miei figli siamo vittime, non complici, di questa situazione, dobbiamo subirla, e ci fa soffrire. Non posso più andare a braccetto con questo spettacolo. Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell’imperatore. Condivido. Quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere: figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica. E per una strana alchimia il paese tutto concede, tutto giustifica al suo imperatore. Mio marito insegue lo spirito di Napoleone, non di un dittatore. Il vero pericolo è che in questo paese la dittatura arrivi dopo di lui, se muore la politica come temo stia succedendo. Nel corso del rapporto con mio marito ho scelto di non lasciare spazio al conflitto coniugale, anche quando i suoi comportamenti ne hanno creato i presupposti. Questa linea di condotta incontra un unico limite: la mia dignità di donna, che deve costituire un esempio per i propri figli diverso in ragione della loro età e del loro sesso. Devo dare alle mie figlie l’esempio di una donna che sa tutelare la propria dignità, e voglio aiutare mio figlio a mettere il rispetto per le donne tra i valori fondamentali. Io ho fatto del mio meglio, tutto ciò che ho creduto possibile: ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta”.

Veronica Lario, dichiarazioni ai giornali e all’Ansa, 28 aprile e 3 maggio 2009.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it