12 febbraio 2012 15:08

Il successo della Apple, i rapporti con la Foxconn, le intossicazioni degli operai alla Wintek. Dopo aver letto l’ultimo numero di Internazionale, un lettore su Twitter osserva: “Non siamo abituati a vedere l’articolo davanti ai nomi delle aziende”. La tendenza a personalizzare le società e i marchi è sempre più diffusa: sui giornali leggiamo che è stato un anno difficile per Fiat (non per la Fiat) e che alcuni comuni italiani hanno annunciato un’azione collettiva contro Enel (non l’Enel).

Certo, nessuno direbbe la Google o la Facebook. Ma il linguaggio comune è contagiato dalle regole del marketing e da quello che il Wall Street Journal definisce “il credo dei venditori”. “Senza articolo, il marchio assume un carattere più iconico”, spiega il direttore di un’agenzia di marketing di Chicago. Un oggetto inanimato come un telefonino diventa “più personale e umano”, aggiunge una persona vicina alla Apple. Sul suo sito, l’azienda invita a guardare “il video di iPhone”.

Secondo l’esperto di marketing Seth Godin, omettere gli articoli è “un artificio che nasce dal desiderio di alcuni professionisti di trasformare i marchi in religioni o culti”. Forse è per evitare questo rischio che alcuni lettori dicono “l’Internazionale” anche se la nostra testata non ha l’articolo.

Internazionale, numero 935, 10 febbraio 2012

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