15 aprile 2014 14:00

Il tempo delle notizie è il passato prossimo. “Il governo ha approvato un progetto di legge” (Internazionale 1045, pagina 20), “Centomila taiwanesi hanno manifestato a Taipei” (pagina 24), “Il Complexo da Maré è stato occupato” (pagina 28), “Il maresciallo Al Sisi ha lasciato il suo incarico” (pagina 31). Il passato prossimo racconta quello che è appena successo, ed è una delle cose che non vede l’ora di sapere chi compra un giornale.

Ma a volte, quando dalla semplice notizia si passa all’articolo di cronaca o alla corrispondenza dell’inviato speciale, non c’è niente di meglio del presente per trascinare il lettore dentro una storia. Prendete l’inizio dell’articolo di copertina dello scorso numero (pagina 38): “Narendra Damodar Das Modi avanza a grandi passi verso il podio. Un migliaio di persone sta ancora attraversando l’area intorno al luogo del comizio”. Non vi sembra subito di essere anche voi in quella periferia di Meerut, ad aspettare che il comizio cominci, magari vicino a Jason Burke, il corrispondente del Guardian che ha scritto l’articolo?

Il presente ha il potere di farvi sentire presenti mentre avvengono degli eventi passati, crea un senso di immediatezza e vi coinvolge rendendo la storia più intensa. Anche il giornalismo ha i suoi effetti speciali.

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